Giovedì 25 Aprile 2024

Ma a Roma ci si scanna sul catasto

di Pierfrancesco

De Robertis

Il nostro paese è di fatto in guerra visto che stiamo inviando missili e fucili al fronte (una volta ci saremmo difiniti co-belligeranti) e la politica balla sul Titanic in merito al riordino dei coefficienti catastali. In questo momento la testa della gente è altrove.

Sul catasto è così andato in scena il secondo tempo di quella disconnessione sentimentale tra la politica e il paese reale che già si era vista nella partita del Quirinale, con l’aggravante che un mese fa non c’era la guerra e la crisi economica non mordeva così tanto. Tutti a parlare, e a temere, di incidente nucleare dietro l’angolo, ed è andata che l’incidente in grado di far saltare tutto si è verificato a Montecitorio. E se da una parte è evidente che la situazione internazionale non sospende la politica e il confronto tra i partiti sui dossier che devono comunque trovare una soluzione, è altrettanto chiaro che non si può andare avanti tutti insieme verso il disfacimento di quel patto di fiducia, se ancora rimane, tra il paese e la sua rappresentanza. Manca un anno alle elezioni, stiamo attraversando il più grave terremoto socio-economico del dopoguerra, la gente fa la corsa a prenotare bunker antiatomici, milioni di nuovi profughi bussano alle nostre porte e dalla politica i cittadini chiedono la piena coscienza del contesto nel quale ci muoviamo. Il dibattito sviluppatosi intorno alla riforma del catasto è l’esempio perfetto di quello che non dovrebbe accadere. Il tema esiste, un riordino è necessario e improcrastinabile, ma non può essere affrontato dai partiti con l’unico obiettivo di piantare le proprie bandierine e non guardare al merito delle questioni. L’unica bandiera da sventolare in questo momento è la responsabilità.