Ma è un trauma Come padre avrei aspettato

Tommaso

Strambi

Ètroppo piccolo per capire. Così noi genitori ci illudiamo che un evento, un’immagine non provochi nei nostri bambini un trauma. Ma, come spiegano i neuropsichiatri infantili, non c’è niente di più errato. Gli eventi traumatici, infatti, hanno un profondo impatto sensoriale sui bambini. A cominciare proprio da quelli nella fascia d’età da 0 a 6 anni, come Noemi. Il loro senso di sicurezza può essere sconvolto da stimoli visivi spaventevoli, rumori forti, movimenti violenti, e altre sensazioni associate a un evento imprevedibile e pauroso.

Le immagini spaventose – spiegano i neuropsichiatri – tendono a ripresentarsi sotto forma di incubi, nuove paure e giochi che rimettono in scena l’evento. Per questo, riproporre la visione del video della sparatoria, rischia di far rivivere a Noemi quel trauma.

È come farla ripiombare in quel preciso istante, sebbene vi sia in lei la necessità di sapere e capire che cos’è successo ("perché il cattivo ha sparato proprio a me?"). Noemi ha ancora bisogno di protezione, di avvertire intorno a lei quella sicurezza danneggiata dagli spari, dal dolore fisico del proiettile che la colpisce. Mostrarle quelle immagini quindi rischia di provocarle, seppur a fin di bene, un nuovo trauma. Occorre tempo e anche una maggiore maturità. Non dimentichiamo, infatti, i bambini piccoli hanno una ridotta capacità di anticipare le situazioni di pericolo o di garantirsi la sicurezza, quindi

sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’esposizione al trauma. Ecco perché da genitore dico: diamole più tempo. Solo così l’aiuteremo davvero.