Mercoledì 24 Aprile 2024

M5S indecisi a tutto Ritiro dei ministri, leader sempre più solo Decidono gli iscritti?

L’ala oltranzista vuole uscire subito senza aspettare mercoledì. Il partito sembra essere sfuggito dalle mani dell’ex premier. Ormai Conte appare schiacciato sulla linea della Taverna

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di Elena G. Polidori

È da ieri sera che Giuseppe Conte non controlla più il M5s. Ieri l’impressione netta che si aveva parlando con alcuni deputati e senatori, rappresentanti delle diverse anime del Movimento, era quella che ormai l’avvocato del popolo fosse ’ostaggio’ della linea più oltranzista, quella capitanata dalla vicepresidente del Senato, Paola Taverna: "Conte è sempre più schiacciato sulla linea Taverna", confermava infatti ieri chi aveva partecipato alle ultime riunioni, comprese quelle via Zoom convocate last minute per pesare i vari fronti su una proposta che suona un po’ così: "Restare al governo non ha più senso, forziamo la mano con il ritiro dei ministri, certo andare al voto fra tre mesi ha notevoli rischi, farlo lasciandosi rosolare fino alla prossima primavera sarà sicuramente peggio". Su questa linea – che è quella su cui battono i falchi del calibro di Riccardo Ricciardi a Mario Turco e Gianluca Perilli, ma che vede fortemente contrari i ministri, a partire da Federico D’Incà, che è stato molto duro sul tema – c’è chi addirittura vorrebbe uscire subito senza aspettare il passaggio del presidente del Consiglio alle Camere.

Dunque, la tensione nel Movimento è altissima, e nella sede di via di Campo Marzio va in scena una sorta di vertice permanente, big e peones del partito entrano ed escono, si discute, ci si accapiglia sul da farsi. Si racconta persino di uno scontro tra Conte e il suo portavoce Rocco Casalino sulla gestione del momento con i toni che si sono fatti via via sempre più alti e pesanti prima di ricomporsi per fare, come succede in queste occasioni, di necessità virtù. Alla Camera gli umori sono più stemperati, ma ormai pare chiaro che serviranno ancora ore di riunioni per arrivare a una linea unica, con Conte che si trova, ormai, con davanti ad almeno tre anime del Movimento, considerando anche gli ‘attendisti’, in un partito in cui, dicono i più critici, regnano caos e confusione.

Le scelte definitive, laddove si arrivi finalmente a una sintesi, fino a questo momento lontana, potrebbero poi essere sottoposte alla consultazione degli iscritti online. A partire dal ritiro della delegazione dal governo, su cui – si diceva – è stata netta e dura la replica di Federico D’Incà, contrario perché significherebbe il tramonto definitivo dell’idea di un nuovo sostegno al premier Mario Draghi, scenario a suo dire preoccupante per il Paese, per le sorti del Pnrr e per le conseguenze europee. Sulla stessa linea la ministra Fabiana Dadone, il sottosegretario Carlo Sibilia e il capogruppo alla Camera Davide Crippa, che intanto ha convocato per oggi un’assemblea dei deputati, divisi ben più di quanto lo sia il gruppo al Senato. "Si è dimesso il presidente del Consiglio, di fatto è il governo dimissionario", ha poi dichiarato il terzo ministro 5S, Stefano Patuanelli, fra quelli che chiedono di attendere e valutare bene la strategia prima di prendere la decisione finale, come la sottosegretaria Alessandra Todde, Alfonso Bonafede e Chiara Appendino.

I falchi, però, premono. E sostengono che presentarsi già come opposizione quando mercoledì Draghi renderà comunicazioni alle Camere, farebbe chiarezza sull’intento politico e metterebbe al riparo da situazioni come quella in cui lo stesso Conte in Aula, il 20 agosto 2019, criticò l’opportunismo di Matteo Salvini, protagonista dello strappo del Papeete che aprì la crisi del Conte 1, ma ancora seduto nei banchi del governo. Una scena rievocata nel fotomontaggio con il volto del leader M5s al posto di quello leghista davanti alla consolle da dj, pubblicata "per errore" su WhatsApp dal deputato M5s Riccardo Fraccaro, che ieri comunque ha espresso i suoi dubbi sull’Aventino al Senato, prospettando che "fuori dal governo c’è il caos".

Secondo una fonte che sta partecipando ai confronti interni, nel dibattito finora non si è sentita chiara la voce di Beppe Grillo. Le analisi in corso si estendono a tutti gli scenari, inclusi un nuovo governo senza Draghi e il voto anticipato. L’ultima prospettiva preoccupa anche quei ‘pontieri’ del Pd da cui Conte, raccontano in ambienti M5s, starebbe ricevendo numerose telefonate: anche loro vogliono cercare di capire dove porteranno i tormenti del Movimento.