Martedì 23 Aprile 2024

Lustrini e trenini Questo show non è l’Italia

Guido

Bandera

Chiusi in una capsula del tempo dal 1970 vi siete svegliati l’altra sera per il veglione. Fuori, il mondo è stato sconvolto. C’è il Covid, l’euro al posto della lira, la 500 è elettrica, non ci sono più Breznev e l’Urss, la Germania è una sola nazione, la Yugoslavia quattro o cinque, i partiti sono scomparsi, rinati e rimorti, siete sotto choc. La tecnologia è una rivoluzione: cellulari e web, social, schermi piatti, a colori e a definizione altissima. Poi accendete Rai Uno e vi domandate: ma a che serve la tecnologia, se trasmettono ancora Canzonissima? Oltretutto i protagonisti hanno cinquantadue anni di più.

Cantano Massimo Ranieri, che dal ’70 ha mantenuto solo il colore dei capelli, e Orietta Berti, che a due minuti dalla mezzanotte imperversa con le solite marcette in playback dentro un vestitone fucsia. In platea applausi, mentre la vita reale era chiusa nei reparti delle acciaierie di Terni, da dove si andava in onda. Sulla rete avversaria, invece, a un certo punto non si sono più tenuti. Dal Petruzzelli, in barba alle discoteche chiuse, su Canale 5 è partito il grande trenino. Per la serie “A-E-I-O-U, Omicron“. Ne è uscita una polemica furiosa. La Rai si balocca col “successo“ dei suoi dieci milioni di spettatori. Del resto, bloccati in casa, che altro potevamo fare? Forse, in viale Mazzini dovrebbero pensare che intrattenere non significa finire nel solito avanspettacolo da terza età. L’Italia è altro: questo Paese ha sofferto, ha subito lutti, impoverimento, ha lottato per rinascere e per vivere di nuovo. Ha milioni di storie fantastiche da raccontare. I soli a non essersene accorti stanno ancora ballando il trenino.