Lupi venduti come cani, l’allarme: sono pericolosi

Viterbo, la truffa dei cuccioli. A scoprirla addestratori e acquirenti: "Non rispondevano agli ordini e mangiavano solo carne cruda"

I carabinieri Cities tengono in braccio alcuni dei 23 cuccioli sequestrati

I carabinieri Cities tengono in braccio alcuni dei 23 cuccioli sequestrati

Cuccioli di lupo venduti come cani. "Sono cattivi, padroni in pericolo": aperta un’inchiesta a Viterbo. È scattato l’allarme dopo i controlli dei carabinieri, in seguito alle molte segnalazioni ricevute su un importante e articolato traffico di animali. Nel mirino un allevamento del Viterbese, l’ipotesi di reato è traffico di lupi, venduti come cani, due persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Diversa gente aveva acquistato i cani nell’allevamento. Nel comportamento dei piccoli c’era qualcosa di strano. Anomalo. Un addestratore esperto, incaricato di educare il cane, aveva trovato grosse difficoltà: l’animale non rispondeva alle sue indicazioni e non assimilava alcun comportamento, anzi reagiva sempre con una spropositata violenza a qualsiasi comando.

Una reazione che all’inizio ha mandato in crisi lo stesso specialista. L’uomo, poi, si è consultato con altri colleghi che hanno alla fine svelato l’arcano: quella non era una bestia domestica, bensì selvatica. Era un lupo che mai avrebbe accettato un ordine. Era un animale libero e potenzialmente pericoloso, visto che nei suoi geni c’è scritto che è uno spietato cacciatore. La conferma dal racconto di un’altra padrona. Oltre all’aggressività, ciò che più lasciava interdetta la signora era il comportamento dell’animale di fronte al cibo. Il lupo rifiutava sdegnosamente il cibo in scatola creato dall’uomo per il cugino cane. Ciò che mangiava voracemente, con gli occhi "spiritati" era solo ed esclusivamente la carne cruda. E quando si cibava era meglio stargli alla larga.

Questa la truffa scoperta dalla procura di Viterbo, guidata da Paolo Auriemma, che ha sequestrato 23 esemplari e ha indagato i gestori dell’allevamento per aver violato le norme a tutela delle specie selvatiche. Ingenti le cifre chieste agli ignari acquirenti che pagavano i cuccioli anche 3mila euro. Tutte segnalazioni arrivate ai carabinieri Cites e che hanno portato gli investigatori a compiere una serie di approfondimenti. Risultato: gli animali provenivano dallo stesso allevamento. Solo dopo l’esame genetico, disposto dal sostituto procuratore Massimiliano Siddi per verificare di quale specie si trattasse, il responso. La fattrice dell’allevamento era infatti un animale selvatico al 100 per cento, fatta accoppiare con dei cani lupo. Un rischio enorme perché, come spiegano gli esperti, questi lupi (spacciati per il cane conosciuto come lupo cecoslovacco) "possono diventare letali per gli stessi padroni".

Questo business illegale ruota intorno a una specie canina di elevato successo sul mercato. Si tratta del cane lupo cecoslovacco, un animale che assomiglia a un lupo, ma che in realtà è un cane a tutti gli effetti. In questa vicenda, invece, dei veri lupi sono stati spacciati come cani lupo cecoslovacchi. Ecco allora che in molti allevamenti in diverse zone d’Italia, è il caso di quello scoperto a Viterbo, i gestori hanno cercato di vendere degli ibridi ad alta concentrazione genetica di lupo, spacciandoli per cani.