Gabriele Ghio ha 41 anni e da quattro vive su un albero. Come Cosimo Piovasco di Rondò, che dopo aver litigato con i genitori per un piatto di lumache salì su un frassino del giardino di casa e non mise più piede "in questa terra di autorità e di ingiustizia". Gabriele non ha litigato con nessuno. Ama Calvino ma non prende suggerimenti dal Barone rampante. Ha sterzato quando la vita ha deciso di metterlo alla prova. Non si considera un eremita. Lavora, fa cose, vede gente. Ma il suo indirizzo è un ciliegio storto in un bosco del Piemonte. Una casetta di 6 metri quadri senza bagno, luce, acqua e riscaldamento. Si chiama Tree House Living, all’estero va forte: un trasloco fra i rami per rallentare e ridurre tutto all’essenziale. Per essere più vicini al cielo e forse a una specie di felicità. Quel ciliegio in questa stagione sarà in fiore. È felice? "Ora sì. Ho selezionato le cose migliori. Possedere più di un letto, qualche libro e cinque paia di jeans toglie tempo e spazio. L’albero è poderoso e selvatico: alto 10 metri, con una chioma spettinata. I miei vicini sono lo scoiattolo e la volpe, la luna e il silenzio. Sono cambiato mentre il resto è rimasto uguale. Al mattino mi vesto e faccio colazione, salgo in macchina e vado a lavorare. Non sono un saggio o uno squatter e nemmeno un cliché. Mi considero un uomo nudo nella pancia della foresta, sul bordo di un abisso che cura". E noi qui a pensare al freddo, alla doccia. Una cura scomodissima. "In realtà ho tutto quello che mi serve. Una scaletta da fienile, una porta senza serratura che chiudo con una conchiglia. Tre metri per due, una parete tutta di vetro. Il letto è su un soppalco, sotto ...
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