Mercoledì 24 Aprile 2024

L'università italiana campionessa di studi classici. Il latinista: la tecnica non basta

Il Qs World University Rankings: la Sapienza ai vertici umanistici. Bene anche Pisa, Luiss, Polimi e Bocconi. L’ex rettore di Bologna: "Le lettere antiche ci fanno capire meglio il mondo. Il latino più utile del cinese"

L’Università La Sapienza di Roma si conferma la prima al mondo negli Studi classici e Storia antica per il terzo anno consecutivo: punteggio di 98.7. L’Italia è infatti la settima nazione al mondo nella XIII edizione del Qs World University Rankings by subject e quest’anno la sua performance cresce del 6.8%. 56 università italiane ottengono 530 piazzamenti (+39 rispetto alla scorsa edizione) nelle 54 discipline che compongono questa classifica e 96 piazzamenti (+2 rispetto alla scorsa edizione) nelle classifiche delle cinque macro aree di studio (arti e scienze umane, ingegneria e tecnologia, scienze della vita, scienze naturali, e scienze sociali). L’Italia è seconda per numero di piazzamenti in classifica dopo la Germania. Le università con il maggior numero di posti, oltre a La Sapienza di Roma, sono l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e l’ateneo di Padova. Il Politecnico di Milano vanta il maggior numero di piazzamenti tra i top 10, 20 e 50 mentre l’Università di Bologna tra i 100 e i 200. Tra le Università con almeno cinque posti in classifica, Luiss Guido Carli è quella che migliora di più, con una crescita del 60%. La Bocconi è un’eccellenza in campo economico (15esima nel ranking). Bene anche Pisa: negli studi di Veterinaria è prima in Italia (40esima nel mondo). A livello mondiale, le università Usa sono in testa in 32 materie.

Le università top in Italia
Le università top in Italia

 

***

"Montaigne aveva ragione: dobbiamo avere teste ben fatte. Non teste ben piene". Il professor Ivano Dionigi, una vita dedicata agli studi classici, classe 1948, già rettore dell’Università di Bologna, sorride. Ma scuote anche la testa: "Per forza! La classifica fa piacere leggerla, ma il rischio è che non si raggiunga una sintesi".

Vale a dire?

"C’è una perniciosa abitudine, non solo italiana: la cultura dell’aut aut, quando invece dovremmo perseguire l’et et. O questa (la cultura umanistica) o quella (la cultura scientifica). Una follia, bisogna costruire una sintesi tra i saperi. Se no, andiamo poco lontano".

Il professor Ivano Dionigi, 75 anni
Il professor Ivano Dionigi, 75 anni

Bisogna mescolare i saperi?

"Certo. Faccio un esempio. Va di moda lo Stem, acronimo di Science, technology, engineering and mathematic. Sta a indicare le discipline scientifico-tecnologiche e i relativi corsi di studio. Tutti ne parlano, ma negli Stati Uniti hanno aggiunto una “a“. Che è l’iniziale di “art“. E, di conseguenza si dice Steam perché da sola la scienza tecnologica non basta. E dobbiamo farcelo insegnare dagli americani?!".

Ma il futuro...

"Alt, la fermo subito. Per costruire il futuro bisogna conoscere il presente e per sapere che cos’è il presente bisogna conoscere il passato. In sostanza, la robotica ci aiuta a risolvere i problemi, ma la tecnica rischia di dimenticare il vero fine".

E qual è il fine?

"Il fine come diceva Platone, si identifica col rispetto e con la giustizia, altrimenti la tecnica è fine a sé stessa".

Ma tra il latino e il cinese non è più utile, oggi, conoscere il cinese?

"E perché mai? La cultura vera è quella rinascimentale, come ha detto lo stesso Steve Jobs. Un esempio: lo sa quali sono i migliori medici? Quelli che hanno fatto il classico. Perché conoscono, perché sanno. E chi conosce, sa leggere la complessità del reale".

Conoscere è sicurezza?

"Certo. Si deve partire da tre punti, da tre postulati".

Il primo.

"L’ars interrogandi: tu chi sei?".

Il secondo.

"Far pace col tempo. Oggi è divorato dallo spazio, dobbiamo tornare a salvaguardarlo".

Il terzo.

"Avere una sintesi, come si diceva. Una visione di insieme. La sintesi è un’arte che deriva proprio dal pensiero umanistico".

Professore, lei teorizza la fine delle contrapposizioni...

"Infatti. Solo così la classifica ha un senso. Basti pensare al fatto che l’Italia occupa posizioni eccellenti. Ma non fatevi ingannare: viviamo di rendita, viviamo dell’eredità del passato dove si sono coltivati gli studi classici che ora sono sottoposti a cesure e censure".

La politica potrebbe aiutare?

"È lo strumento supremo per fare sintesi. Ma non lo fa, perlomeno al presente".

Perché?

"Assistiamo a una politica che assurdamente è incurante della cultura perché il potere è scisso dal sapere".

E allora che fare?

"Coniugare la competenza con la conoscenza. Il “notum“ della Storia con il “novum“ della Tecnica. Il vero hardware è il sapere umanistico, tutto il resto è software".