L’unanimità condanna la Ue alla paralisi

Antonio

Patuelli

È molto importante la proposta che l’Italia (col Presidente del Consiglio Mario Draghi) ha espresso per il superamento del principio dell’unanimità che spesso porta a veti, anche incrociati, di paesi della UE e al rallentamento o anche alla paralisi decisionale.

La proposta italiana è per accelerare l’integrazione europea, per "decisioni prese a maggioranza qualificata" nella UE e non più necessariamente all’unanimità, perché "un’Europa capace di decidere in modo tempestivo è un’Europa più credibile di fronte ai suoi cittadini e di fronte al mondo".

In proposito sono importantissimi gli studi di Edoardo Ruffini sul “principio maggioritario” che superò quello del “libero veto” anche di uno solo dei suoi componenti, che drammaticamente paralizzò le decisioni della “Dieta polacca” (l’organismo allora rappresentativo di quel paese) portando la Polonia a subire, nel Settecento, le progressive spartizioni del suo territorio fra Impero russo, Regno di Prussia e Impero Austro-Ungarico, fino a quella del 1796 che cancellò la Polonia.

Ricordare quell’esperienza è molto importante per non far ripetere alla UE le errate scelte della Polonia del Settecento.

L’insegnamento di Edoardo Ruffini è particolarmente nitido anche per la sua intransigenza morale: egli fu uno dei dodici professori universitari che, non giurando fedeltà al regime negli anni Trenta del Novecento, persero la cattedra universitaria.

Anche il padre di Edoardo, Francesco Ruffini, fu fra “i dodici” intransigenti: egli era insigne costituzionalista e “caposcuola” di diritto ecclesiastico, Maestro anche di Arturo Carlo Jemolo.