L’ultimo ballo di Serena I conti con la normalità "Ora casa e famiglia"

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Serena Williams e Jane Fonda. Due donne privilegiate. Alle quali non è risparmiato ciò che tocca a chi la fortuna la guarda da lontano: il momento di lasciare la scena e la malattia. Qui c’è la sportiva che ha rivoluzionato il tennis, al capolinea. È uscita da una carriera leggendaria omaggiata dalla ex first lady Michelle Obama, Oprah Winfrey e LeBron James. E nel momento supremo singhiozzava come una bambina che inciampa al saggio, anche se si è portata a casa 4 ori olimpici e ha guadagnato un montepremi nei tornei di oltre 94 milioni di dollari, il più alto di sempre per una donna. "Mi piace pensare che grazie alle opportunità concesse a me – scrisse su Vogue – le atlete possono essere forti e belle. Possono indossare ciò che vogliono, dire quello che vogliono, dare calci nel sedere ed essere orgogliose di tutto questo". Ha vinto tutto quello che c’era da vincere, però alla fine The last dance è suonata anche per lei. Dopo una maratona di quasi tre ore Serena ha chinato la testa di fronte all’australiana Ajila Tomljanovic al terzo turno degli Us Open. E basta così. "Grazie papà. Grazie, mamma. Mio Dio, grazie a tutti quelli che sono stati con me durante questo viaggio incredibile". Uno sguardo al marito e alla figlia Olympia: la direzione adesso sembra quella. Fare la mamma, pensare alla famiglia. Oppure "karaoke tutto il giorno", per chi ci crede. Ovazione del pubblico dell’Arthur Ashe, in sottofondo Tina Turner che canta The best (cosa se no) e giù lacrime. Le emozioni, l’avversario più scomodo. Venus picchiava la palla e taceva, lei quando andava bene urlava e saltava. Una volta litigò con l’arbitro. Gli diede del ladro e del bugiardo, spaccò la racchetta e perse. Si difese: "Ho visto giocatori uomini dire di tutto ai giudici senza che accadesse nulla". Stupiva per i bizzarri completi di jeans e i lunghi stivali o la famosa tuta nera aderente, le unghie da predatrice. Interveniva per lamentarsi sulla disparità dei montepremi fra uomini e donne. Quando aveva 11 anni una giornalista incauta le domandò a quale tennista avrebbe voluto somigliare. "Vorrei che fossero le altre ad assomigliare a me".

Viviana Ponchia