L’ultima resistenza di Mariupol Tempesta di fuoco sull’acciaieria

Intensificati i bombardamenti russi: tremila soldati ucraini resistono nel Fort Alamo della città martire. Nei bunker anche centinaia di civili. La strategia del Cremlino: prendere gli occupati per fame

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di Alessandro Farruggia

L’acciaieria Azovstal – gloria metallurgica dell’Unione sovietica, che sforna acciaio dal 1933 – è il fort Alamo dell’Ucraina. Nei suoi undici ettari di torri e altoforni, pozzi e gallerie, rotaie, bunker e depositi, si sono asserragliati grossomodo 2.500-3 mila tra fanti di marina del 36°, miliziani del battaglione Azov, soldati della 12° brigata della Guardia nazionale e della 56° brigata motorizzata ucraina. E lotteranno fino a che avranno munizioni.

Ieri i russi hanno dato l’ennesimo ultimatum ai difensori dell’estrema ridotta di Mariupol – ultimatum come quasi tutti gli altri caduto nel vuoto – e hanno aperto un corridoio umanitario di un paio d’ore, dalle 14 alle 16, per i civili, pare un migliaio, che si sono rifugiati nei sotterranei. Ne sono usciti in 120. "Attraverso brevi corridoi umanitari, 120 civili sono usciti dalle case che si trovano proprio vicino al checkpoint dell’Azovstal", ha confermato all’agenzia Tass una fonte dei separatisti (mentre un’altra ha smentito) dopo che alcune immagini erano circolate su canali Telegram filorussi ed erano stati riprese dalla tv russa. Tutti gli altri civili sono però rimasti con le truppe ucraine. E i russi, persa la speranza di prendere integra la grande e preziosa acciaieria, hanno iniziato a fare quel che volevano fare da giorni: attaccare pesantemente Azovstal. Bombardieri Tu 9 Bear e TM22 Backfire hanno scaricato bombe ad alto potenziale – come le vecchie ’antibunker’ Fab 3000 da 3 tonnelate di Tnt – con esiti devastanti.

"L’impianto Azovstal è stato bombardato e distrutto quasi completamente – ha affermato in un commento a Radio Svoboda il vice comandante del reggimento Azov, Sviatoslav Kalyna Palamar – . Bombe super potenti vengono sganciate sull’impianto e molte persone sono sotto le macerie. Combatteremo, useremo tutte le cartucce che ci sono rimaste, ma chiediamo alla patria di salvare i civili, i feriti e portare via i corpi". I difensori di Azovstal si nascondono nei 25 chilometri di tunnel che si estendono su sei livelli e nei bunker antiatomici, almeno quattro e molto capienti, figli della guerra fredda: furono costruiti negli anni 50 e 60, come in tutta l’Unione sovietica, per dare rifugio alle migliaia di lavoratori dell’Azovstal in caso di attacco nucleare americano.

Sotto Azovstal c’è una piccola città, con i suoi generatori di elettricità, i depositi di benzina e di acqua potabile, la propria rete di distribuzione idrica ed elettrica, servita di pozzi di aerazione. I difensori ucraini hanno minato molti tunnel e sono pronti a difendersi per giorni.

La loro sorte sembra però – stante la impossibilità di ricevere rifornimenti – essere segnata. Con ogni probabilità i russi, i miliziani ceceni di Kadyrov e le truppe della repubbliche filorusse del Donbass non utilizzeranno le forze speciali, che pure hanno circondato l’impianto per tentare una conquista tunnel per tunnel, né lanceranno gas (o tenteranno di allagare le gallerie con acqua di mare, come pure era stato ventilato) nei pozzi di aerazione, anche se Eduard Basurin, portavoce dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, ha detto che "i gruppi d’attacco formati per l’assalto alla struttura hanno iniziato il loro lavoro. Stiamo ricevendo assistenza dalla Russia, con aerei e artiglieria". Semplicemente le truppe di Mosca e i loro alleati terranno i soldati ucraini in trappola fino a che non resteranno senza cibo e munizioni. Ci vorranno probabilmente diversi giorni, ma questo ridurrà le vittime da entrambe le parti.

Nel frattempo, ognuno cerca di accreditare la propria verità. Ieri il parlamentare ucraino Sergiy Taruta aveva denunciato che circa 300 persone erano rimaste sotto le macerie dopo un bombardamento russo sull’ospedale che sorge nei pressi dell’acciaieria. Sarebbe stata l’ennesima strage. Ma è stato smentito dal consigliere del sindaco filo Kiev di Mariupol, Petro Andryushchenko: "Mariupol, in particolare la zona dell’acciaieria, è sotto pesanti bombardamenti. Ma da molto tempo nessuno si nasconde nella zona, soprattutto nell’edificio dell’ospedale". E menomale. Ma la sorte dell’Alamo ucraina resta segnata. Prima o poi cadrà.