Giovedì 18 Aprile 2024

Lula si prende il Brasile: sono risorto I fan di Bolsonaro invocano il golpe

L’ex presidente non riconosce la sconfitta, i camionisti bloccano le strade: "Intervenga l’esercito"

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di Riccardo Jannello

BRASILIA

"Il presidente Bolsonaro non è raggiungibile". Fino a ieri sera neppure i fedelissimi dello sconfitto nelle elezioni in Brasile riuscivano a mettersi in contatto con lui. Poi una dichiarazione di uno stretto collaboratore, Lauro Jardim: "Non contesterà il risultato delle elezioni, ma allo stesso tempo non si congratulerà con Lula". Bolsonaro è chiaramente arrabbiato per un risultato che fino alla fine l’ha fatto sperare in una rielezione data alla vigilia impossibile. Il popolo ha premiato il marxista Luiz Inácio Lula da Silva in modo molto meno netto che nelle previsioni. Il Brasile è spaccato e si sta preparando a una seconda difficile notte in cui la transizione fra i due governi, regola aurea della democrazia, al momento sembra lontana.

In diciotto Stati e nel Distretto federale, quelli nei quali il vantaggio di Bolsonaro è stato maggiore, i camionisti – da sempre in appoggio all’ormai presidente uscente – hanno messo in atto una settantina di blocchi stradali. "Il giorno dei morti – scrive minacciosa un’associazione dei trasportatori – sarà quello limite per l’intervento militare". Un invito a un golpe tanto temuto, ma poi negato dallo stesso Bolsonaro, ufficiale della riserva. Tuttavia a Brasilia, per precauzione, le forze di sicurezza hanno transennato la piazza che ospita il palazzo presidenziale, il Congresso e la Corte Suprema. "Faremo la più grande protesta della storia – insistono i camionisti –, non permetteremo di essere trattati come spazzatura". Intanto a Belo Horizonte un bolsonarista ha ucciso un uomo e ferito quattro persone tra cui un 12enne: per la polizia è un omicidio politico.

Se Bolsonaro tace, parlano i capi di Stato e di governo di tutto il mondo – non solo in Italia, ma da Macron a Scholz, da Biden a Xi Jinping a Putin – che si sono subito congratulati con Lula. Il presidente argentino Antonio Fernández si è addirittura precipitato ieri a San Paolo per essere il primo a stringere la mano al neo eletto, che ricambierà la visita prima di entrare in carica. Bolsonaro non riconosce la sconfitta, ma non parla neppure per giudicare ciò che è avvenuto. Il vantaggio ridotto di Lula lo ha evidentemente colpito: con 58 milioni e 206.354 voti e il 49,1% si è dovuto inchinare ai 60 milioni e 345.999 di Lula, il 50,9 per cento dei voti validi, ai quali si devono sommare i 32 milioni di astenuti e 5 milioni fra schede bianche e nulle. Hanno votato in totale 124 milioni e 252.796 brasiliani su 156 milioni e 454.011 aventi diritto. Il Paese è spaccato anche geograficamente: Il Nordest, povero e spesso abbandonato, si è stretto a Lula, che da quelle terre proviene (il Pernambuco); le classi più abbienti, i militari, i latifondisti, i grandi del calcio hanno votato Bolsonaro, che ha trionfato anche nella martoriata (da lui) Amazzonia. Segno che più forte è stato sulle elezioni l’impatto di chi ha goduto del disboscamento della foresta, dell’aumento delle concessioni minerarie e per il legname rispetto alla difesa della natura e dei popoli indigeni che Bolsonaro non ha mai considerato degni di attenzione, commissariando il Fondo indigene; così come ha tentato di tagliare fuori la cultura dai suoi programmi col risultato che il mondo dell’arte e dello spettacolo ha votato in massa Lula.

Un Brasile difficile da governare perché la maggioranza di deputati e senatori è in mano ai conservatori grazie ai risultati del primo turno così come il numero di governatori e sindaci dei maggiori comuni è a favore di Bolsonaro e non di Lula: il presidente operaio dovrà essere bravo a mediare con i partiti più moderati per avere voti ai suoi provvedimenti. Anche la religione divide: gli evangelici sono con Bolsonaro, i cattolici obtorto collo con l’ateo Lula. Nel suo discorso il vincitore ha detto che "volevano seppellirmi e invece sono qui vittorioso". "È stata – ha detto – la vittoria della democrazia. Il popolo brasiliano vuole vivere bene, mangiare, vuole un buon lavoro, uno stipendio che sia sempre riadattato al di sopra dell’inflazione, una sanità pubblica e un’istruzione di qualità". Realizzare il programma, però, non sarà facile.