
Luis Antonio Gokim Tagle è nato a Manila il 21 giugno 1957
In un’epoca in cui la Chiesa cerca nuovi ponti e nuove parole, il cardinale Luis Antonio Tagle si staglia come una delle voci più calde e visionarie. Con il suo regolare sorriso e una voce che sembra parlare sempre intimamente, Tagle incarna l’immagine di una Chiesa umile e vicina agli ultimi, tanto da meritarsi il soprannome di “Francesco dell’Asia”. Già considerato papabile durante lo scorso Conclave, oggi è considerato tra i favoriti nell’elezione del prossimo pontefice.
Tagle, 67 anni, è attualmente il pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, nominato da Papa Francesco nel 2019. Originario delle Filippine, fu nominato vescovo di Imus da Giovanni Paolo II nel 2001 e successivamente promosso arcivescovo di Manila da Benedetto XVI nel 2011, che lo creò cardinale nel 2012.
Sebbene abbia studiato filosofia presso l’Ateneo de Manila University — un’università gestita dai gesuiti — e teologia alla Catholic University of America, Tagle non appartiene all’ordine gesuita. Tuttavia, il suo stile pastorale e missionario è spesso paragonato a quello di Papa Francesco.
È considerato progressista per le sue posizioni rispetto all’accoglienza della comunità LGBTQ+ e delle persone divorziate e risposate nella Chiesa cattolica. Nel 2017 il cardinale avrebbe guidato un’iniziativa cattolica sui social media chiamata “Lazarus Project”, utilizzando l’hashtag “#ResurrectLove” per chiedere l’accettazione delle persone LGBTQ+ nelle chiese. E nel 2019, Tagle ha invitato i giovani cattolici a smettere di discriminare o “etichettare” le persone LGBTQ+, chiedendo loro invece di usare “la vostra vocazione, i vostri talenti e la vostra unicità per la maggior gloria di Dio, non contro altre persone o la società”.
Nel 2018 disse: “Inclusione è una parola così bella e dovrebbe essere alla base della Chiesa, che deve sempre essere accogliente, considerare l’umanità di tutti, rimanendo presente accanto a tutti. L’approccio della Chiesa nei confronti delle comunità LGBT è stato un tema affrontato più volte dai vescovi nel sinodo, com’è giusto che sia”.

Tagle si è schierato in diverse occasioni a favore dei diritti delle donne – ma sempre nel loro ruolo di mogli e madri – e ha denunciato i crimini della tratta sessuale. Rispetto al tema dell’aborto, fortemente criminalizzato nelle Filippine, la posizione del’ex Arcivescovo sono molto dure: nel 2016 ha equiparato l’aborto alle uccisioni di migliaia di persone da parte dell’ascendente regime del dittatore filippino Duterte. “Perché solo in pochi parlano contro l’aborto? Anche questo è un omicidio!”, ha poi ribadito in un intervento a Radio Veritas, nello stesso anno.
La sua attenzione ai grandi temi della giustizia sociale si estende anche alla difesa dell’ambiente. In un famoso discorso tenuto nel 2008 al Congresso Eucaristico Internazionale, Tagle si è schierato al fianco dei poveri, dei lavoratori, delle donne, denunciando anche l’idolatria che sacrificava in nome dello sviluppo economico: “Quanti alberi, fiumi, colline vengono sacrificati a un dio chiamato progresso?”, chiedeva in quel discorso alla folla che lo applaudiva.