L’Ue striglia l’Italia sulla Tav: siete in ritardo

Bruxelles teme complicazioni per l’avanzamento della tratta ferroviaria. Il viceministro Morelli ribatte: stiamo rispettando i tempi

di Antonio Troise

Nuovo braccio di ferro fra Italia e Ue sulla Tav Torino-Lione, la linea ferroviaria ad alta velocità cofinanziata al 40% proprio da Bruxelles. A lanciare il sasso è stata, ieri, la Coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo. Iveta Radicova, che ha sparato a zero sui ritardi tricolori. "In Francia abbiamo firmato contratti per oltre 3 miliardi destinati ai lavori che riguardano lo scavo del tunnel sul lato francese. Qui la situazione è chiara. Vorremmo avere la stessa situazione sul versante italiano", ha detto. Una strigliata in piena regola che non è affatto piaciuta al governo italiano.

Passano poche ore e si fa sentire il viceministro leghista dei Trasporti, Alessandro Morelli: "Siamo assolutamente nei tempo corretti. Il governo ha fatto i compiti a casa ed ha chiaramente la Tav tra le proprie priorità". Sulla stessa linea anche Mario Virano, direttore generale di Telt, la società italo-francese che ha il compito di realizzare (e, poi, gestire) l’opera: "Parla l’evidenza delle cose: appalti per 3 miliardi definiti, la gara in corso dell’ultimo miliardo. E con questo l’intera opera civile è finita". In realtà, a preoccupare l’Europa, è soprattutto la necessità che i lavori siano avviati in contemporanea dai due versanti della maxi-galleria da 57.5 chilometri che attraversare il Brennero.

È vero che oltre i due terzi della nuova linea sono in territorio francese. Ma, ovviamente, senza lo sbocco italiano il cantiere sarebbe perfettamente inutile. Per questo l’Ue vuole avere garanzie, soprattutto dopo le dure polemiche che hanno segnato il progetto e con la fronda dei No-Tav (appoggiata da una parte dei Cinquestelle) che continua a farsi sentire a colpi di manifestazioni, anche violente. A luglio, proprio in occasione del via libera al finanziamento per 3 miliardi delle opere sul versante francese, sia il premier Mario Draghi sia il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, si erano impegnati col numero uno dell’Eliseo, Macron, a sbloccare la parte di competenza italiana, con un investimento previsto di circa un miliardo di euro e con l’impegno di arrivare alla firma dei contratti entro aprile.

Una scadenza che l’esecutivo italiano ha tutta l’intenzione di rispettare. Anche se ci sono alcune questioni ancora aperte relative alle compensazioni fra i due Paesi e i problemi legati all’ordine pubblico. La prossima manifestazione è in programma fra una decina di giorni. Un aspetto, fa sapere Morelli, che "è di competenza del ministero dell’Interno che deve attuare tutte le iniziative necessarie per la realizzazione dell’opera, senza lasciare spazio ai violenti". Ma è indubbio che la mina Tav rischia di esplodere nuovamente a ridosso delle prossime consultazioni amministrative, con il rinnovo dei sindaci che coinvolgerà anche Torino. Da qui i timori di Bruxelles.