Mercoledì 24 Aprile 2024

L’Ucraina ha saputo toccare i cuori

Davide

Nitrosi

Non è solo adesione politica, è innamoramento, qualcosa di profondo. La standing ovation per Zelensky alla Camera dei Comuni di Londra, gli applausi del parlamento canadese, la palpabile commozione di congressisti e senatori americani, sono l’espressione di un moto di simpatia umana verso un popolo che soffre per tutti noi. In tempo di guerra, la narrazione degli eventi è un’arma fondamentale per determinare la vittoria. La narrazione non è finzione: parte dalla verità, la racconta, ma non può prescindere dai fatti. Come accadde nella Londra del 1940, martoriata dai bombardamenti nazisti. Churchill implorò più volte l’America di intervenire e fece realizzare film che mescolavano documentarismo a finzione, per raccontare le sofferenze del popolo inglese, destinati all’opinione pubblica americana. La democrazia e la libertà si difendono anche così, non scandalizziamoci.

Negli ultimi vent’anni la Russia ha esteso la sua influenza attraverso una pervasiva propaganda – oggi si dice soft power – in tutta Europa, alimentando i partiti più sensibili al suo verbo. Tant’è che nonostante l’annessione della Crimea nel 2014, agli occhi dell’opinione pubblica Mosca non è mai stata messa troppo sotto accusa. Ma oggi tutto è cambiato. E non solo perché Putin è l’aggressore in una guerra ingiustificabile. Il moto di empatia per la sofferenza ucraina ridimensiona anni di soft power russo. Sul campo non sappiamo come finirà. Nel cuore di milioni di occidentali che guarderanno il video mostrato ieri da Zelensky al Congresso Usa, dove l’orrore del conflitto si mescola all’Ucraina dei tempi di pace, la guerra ha già un vincitore. E non è Putin. Non lo sarà mai.