Venerdì 19 Aprile 2024

Louisiana e Utah non vietano l’aborto I giudici sfidano la Corte Suprema

Il blocco è temporaneo ma consente ai medici di proseguire nelle attività fino all’udienza dell’8 luglio

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La rabbia non si placa e le proteste contro la decisione della Corte Suprema sull’aborto proseguono negli Stati Uniti mentre gli attivisti (nella foto le Femen davanti all’ambasciata Usa a Madrid) incassano una prima importante vittoria in Louisiana e, a seguire in Utah: in questi due stati un tribunale distrettuale ha bloccato, seppur temporaneamente, il bando alle interruzioni di gravidanza scattato ndopo l’abolizione della “Roe v. Wade“ da parte della Corte Suprema. Il blocco consente alle strutture mediche e alle cliniche dello Stato di riprendere gli aborti in attesa di una decisione definitiva, con la prossima udienza fissata per l’8 luglio.

In Europa per il G7 e la Nato, Joe Biden segue gli sviluppi e sente salire la pressione. A chiedere al presidente un intervento ampio e deciso è il suo stesso partito che non vuole aspettare inerme fino alle elezioni di metà mandato di novembre, nella consapevolezza che dalle urne potrebbe arrivare un nuovo schiaffo per i democratici. La maggioranza degli americani – secondo gli ultimi sondaggi – è a sostegno della “Roe v. Wade“, la storica sentenza del 1973 smantellata dai saggi.

Si muove intanto per blindare il diritto all’accesso di aborto la democratica California. Le autorità guidate dal governatore Gavin Newsom stanno lavorando a una clausola da sottoporre agli elettori in novembre per inserire le interruzioni di gravidanza nella costituzione statale. Pur lodando compatti in pubblico la decisione dell’Alta Corte, i repubblicani procedono invece con cautela e in ordine sparso. Se da un lato l’ex vicepresidente e papabile candidato al 2024 Mike Pence si pone come obiettivo il divieto di aborto a livello nazionale, l’ex presidente Donald Trump e molti altri conservatori temono l’effetto boomerang e la fuga delle elettrici.

Mentre il dibattito politico infuria, la Corte Suprema infligge una nuova spallata alla società americana erodendo ulteriormente la separazione fra stato e chiesa. Dopo aver spianato la strada al finanziamento pubblico della scuole private religiose, i saggi si esprimono a favore dell’allenatore di una squadra di football del liceo sospeso perché pregava in campo dopo le partite. Con sei voti a favore e tre contrari, quelli dei giudici liberal, la Corte Suprema ha invece stabilito che le preghiere dell’allenatore sono protette dal Primo Emendamento.