Mercoledì 24 Aprile 2024

Willy, l'istruttore di judo e karate: "Lotta in gabbia? Non è arte marziale"

"Serve a far soldi in modo sporco"

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"Le arti marziali dovrebbero insegnare a superare i propri limiti, non a mettere al tappeto l’avversario". Per Bruno Baleotti, per anni capitano della Nazionale di karate, e storico maestro bolognese classe 1942 di judo e karate, lo sport deve portare alla conoscenza di se stessi.

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Due dei ragazzi fermati a Colleferro per l’omicidio di Willy praticavano Mma, le arti marziali miste. Rispetto alle forme di lotta questa disciplina è più violenta?

"No, dipende solo da chi la insegna. Io ho fatto anche aikido, dove l’obiettivo non è stendere chi abbiamo di fronte: si deve cercare la propria energia, tanto che è impossibile fare male al proprio avversario, che è lì per aiutarci a migliorare".

In che senso?

"Ci sono tre vie per salire montagna. Il sentiero, che sale lentamente, le pareti, un po’ più ripide da scalare, e l’arrampicata. Budda sostiene che quando si deve fare qualcosa si debba scegliere sempre la via più difficile, perché ti aiuta a meditare su te stesso. Alcuni arrampicatori quando arrivano sulla vetta dicono di essersi sentiti parte della montagna. Le arti marziali dovrebbero essere praticate con questo spirito, con l’idea di studiarsi come individui".

E i ragazzi di Colleferro?

"Hanno usato le arti marziali per scopi sbagliati. I loro insegnanti non hanno toccato le corde giuste. Una porta se non si riesce ad aprire non va sfondata, altrimenti sarà impossibile richiuderla. Un maestro ti deve spiegare che bisogna vincere i propri limiti, non gli avversari. I violenti non dovrebbero entrarci nemmeno nelle palestre. I prepotenti si riconoscono anche prima che inizino a combattere".

Ma perché i ragazzi di oggi sembrano preferire la lotta nelle gabbie rispetto al judo o al karate?

"Quella non è un’arte marziale. È un’attività degradante per guadagnare soldi nel modo più sporco. È l’opposto di quello che bisognerebbe insegnare".