Lotta alla malasanità Liste d’attesa manipolate Denunciati 26 medici

Operazioni dei Nas da Milano a Catania: analizzate oltre 1300 strutture ospedaliere. Favori a parenti e amici. E c’è chi lavorava nel privato pur essendo in malattia.

Lotta alla malasanità  Liste d’attesa manipolate  Denunciati 26 medici
Lotta alla malasanità Liste d’attesa manipolate Denunciati 26 medici

C’era chi favoriva amici e parenti, chi invece eseguiva gli esami specialistici privatamente nonostante ci fosse indisponibilità nell’intera Asl in cui operava. Ma l’elenco dei 26 medici denunciati dai carabinieri per aver manomesso le liste d’attesa in ospedali e cliniche convenzionate è lungo e attraversa l’Italia.

I Nas hanno analizzato 3.884 agende di 1.364 strutture, tra ospedali, ambulatori e cliniche, sia pubbliche che private, in convenzione con il sistema sanitario nazionale. I reati contestati a medici o infermieri, sono falsità ideologica e materiale, truffa aggravata, peculato e interruzione di pubblico servizio. Tra i casi più rilevanti, ci sono quelli scoperti dai Nas di Milano, Torino, Perugia e Catania. I militari hanno individuato medici che stravolgevano le liste d’attesa per aiutare amici e parenti. Pazienti privati che riuscivano a saltare in cima alle liste eludendo le classi di priorità.

A Reggio Calabria i militari hanno denunciato tre medici che fornivano prestazioni private nonostante avessero contratti di esclusiva con aziende sanitarie pubbliche. I Nas di Roma hanno scoperto un camice bianco che eseguiva esami di gastroenterologia e colonscopia in intramoenia extra-muraria nonostante l’indisponibilità nell’intera Asl di appartenenza. Un radiologo della provincia di Perugia svolgeva attività privata in un altro ospedale, pur trovandosi in malattia. Le indagini hanno consentito di rilevare 1.118 situazioni di affanno nella gestione delle liste d’attesa e il superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida del Piano nazionale. In 195 casi è stata riscontrata la sospensione o chiusura delle agende di prenotazione, in parte condotte con procedure non consentite o determinate dalla carenza o assenza di operatori senza prevederne la sostituzione.

Proprio per questo a Palermo, Reggio Calabria, Latina e Udine, i carabinieri hanno denunciato 14 dirigenti e medici per il reato di interruzione di pubblico servizio. L’accusa è aver arbitrariamente e ingiustificatamente chiuso le agende di prenotazione nel periodo estivo, posticipando di conseguenza le visite, per consentire al personale di poter fruire delle ferie o svolgere indebitamente attività a pagamento.