Giovedì 25 Aprile 2024

L’orrore di Kiev nei disegni dei bimbi "Putin ha distrutto la mia scuola"

Abeti in fiamme e missili: lo schizzo di Oleh. Lui è uno dei piccoli rifugiati arrivati in Italia, ora è a Napoli

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La guerra vista con lo sguardo dei bambini. Al centro vaccinale della Mostra d’Oltremare di Napoli, dove viene effettuata la prima accoglienza sanitaria per i profughi ucraini, c’è un bimbo di 11 anni che continua a ripetere a tutto il personale "Putin mi ha distrutto la scuola". È uno dei tantissimi piccoli arrivati dopo massacranti giorni di viaggio. Ore trascorse – nel migliore dei casi – assieme alla mamma, dopo un doloroso "arrivederci" detto al papà. La sua storia viene raccontata dal personale dell’Asl Napoli 1 che si prodiga per rendere meno difficile l’impatto con la nuova realtà.

Oleh, questo il suo nome di fantasia con cui viene riferita questa testimonianza, è scappato assieme alla madre e al fratellino più piccolo. In Ucraina frequentava la scuola media di Kiev, dove si insegnava anche l’Italiano, ma che è stata per metà distrutta dalle bombe. Ci sono voluti tre giorni per scappare dalla capitale, sono stati in un campo profughi, poi si sono rifugiati in una chiesa. Da Kiev a Napoli ci sono arrivati con mezzi di fortuna. Ora però sono in salvo.

"I bambini e le mamme che la macchina organizzativa regionale sta accogliendo – spiega il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro, Ciro Verdoliva – portano con loro storie molto difficili. Ma si pongono sempre con grande dignità". Una bacheca raccoglie i disegni dei piccoli ospiti in fuga, tra cui c’è quello di Oleh. “Back to sckol“, il messaggio che ha scritto: sotto ha disegnato la scuola con la bandiera ucraina, un minaccioso missile e un carrarmato russo.

Ma, quando non sono loro a raffigurarla, come si fa a raccontare la guerra ai più piccoli? Questa la testimonianza di Taras Lazer, un professore ucraino di lingua e letteratura italiana a Kiev: "Mi sono svegliato alle 6 all’improvviso, ho sentito il rumore dei bombardamenti, ho visto molte chiamate perse e ho capito. Sono corso dal mio vicino di casa urlando: ‘è iniziata’. Con mia moglie Irina, per convincere mia figlia Anna, 4 anni, a venire in bagno (dove non c’erano finestre ed era più sicuro, ndr) ho provato a raccontarle una storia, come in La vita è bella di Benigni". Taras e la sua famiglia sono poi scappati da Kiev verso la Romania. "Mia figlia – ha aggiunto il professore – alla mia storia non ci aveva creduto".