Martedì 16 Aprile 2024

L’Opa della Meloni sul centrodestra I sondaggisti: ora darà lei le carte

Youtrend: Fd’I al 21,1% e Lega al 16%. Noto: il suo gradimento personale è secondo solo a quello di Draghi

Migration

Giorgia Meloni, 45 anni, ha iniziato il suo impegno politico a quindici anni, entrando nel fronte della gioventù del Movimento Sociale Italiano.

di Elena G. Polidori

"Non so se Lega e Forza Italia vogliono vincere". Giorgia Meloni invece si, vuole vincere. A mani basse, se possibile. A pochi giorni, ormai, dalla convention che si terrà, probabilmente a Milano, tra il 6 e l’8 maggio e dove Fratelli d’Italia definirà il proprio programma di governo (non una Fiuggi 2, ma solo una volata in vista delle amministrative di giugno) la leader si avvia verso una consacrazione di donna forte del centrodestra attraverso un sorpasso di Matteo Salvini e della Lega anche in città storicamente vicine al Carroccio come Verona, Asti, Gorizia e persino Palermo, dove Fdi non ha mai brillato, ma dove oggi tutto è considerato invece possibile.

Gli ultimi sondaggi Youtrend vedono infatti Fd’i al 21,1%, pochissimo sotto il Pd, un dato tra i più alti mai fatti registrare dal partito mentre la Lega scende, per la prima volta in questa legislatura, sotto al 16%, facendo registrare il dato peggiore dalle politiche di quattro anni or sono. "Meloni - spiega Antonio Noto - ha addirittura il 40% dei consensi degli italiani, il doppio del suo partito, ed ha recentemente scavalcato Conte nella classifica delle persone che più gradite; in sostanza, dopo Draghi viene lei". Più prudente Alessandra Ghisleri, secondo la quale comunque "è senz’altro la Meloni che oggi ’regge la baracca’ del centrodestra" perchè gli altri partiti perdono tutti punti in modo evidente. Ma la prospettiva si fa ancora più rosea, per Meloni, se si guarda alle politiche e a un possibile sistema di voto proporzionale, ma anche se si andasse a votare con l’attuale sistema misto proporzionale-maggioriotario, la Meloni, almeno a detta di uno come Gianfranco Rotondi, che di sistemi elettorali se ne intende, otterrebbe dividendi maggiori se si presentasse da sola alle elezioni.

Insomma, Giorgia da sola o sola al comando del centrodestra? La scalata a leader della coalizione, di fatto si è già consumata sul solco di quella che è unanimenente considerata una prodigiosa metamorfosi di Giorgia Meloni: passata da capo di un piccolo partito di stampo nazionalista a leader riconosciuta dei conservatori europei, rispettata nelle istituzioni continentali e ormai persino oltreoceano. Un’ex sovranista convertita alla Ue, fra le più convinte sostenitrici della Difesa comune che, precisa, "non può essere considerata un’alternativa alla Nato, ma un elemento per rafforzare l’alleanza".

Nessun tentennamento anche sul fronte atlantista e anti-putiniano, portato avanti a colpi di viaggi negli Usa e missioni a Bruxelles, dove al contrario di Salvini s’è ormai accreditata. Draghi la considera un’interlocutrice affidabile, specie dopo il sostegno offerto al governo sull’invio di armi all’Ucraina. L’Ecr Party, di cui è presidente – unica donna a ricoprire quel ruolo – due anni fa le ha affidato il compito di ridisegnarne il profilo: meno estremista, più aperto all’Europa, soprattutto atlantista. E lei non si è fatta pregare.

Meloni lavora su due obiettivi sulla lunga distanza: consolidare Fd’I come forza di governo e lei come leader della coalizione di centrodestra, candidata nel 2023 a succedere a Draghi. L’altro europeo: spezzare l’asse tra Ppe e Socialisti per creare due poli distinti, da una parte i progressisti, dall’altra i conservatori. L’opera è lunga ed essere in cima ai sondaggi non basta; l’ultimo step è farsi accettare anche a sinistra, per questo ha cominciato a frequentare Giuliano Amato, Domenico De Masi, Massimo Cacciari. Ma se persino Enrico Letta dice di avere "più di un punto di contatto" con lei, il traguardo sembra davvero vicino.