Long Covid, spunta un test sul sangue in grado di prevedere chi ne soffrirà

"Rapido ed economico", da eseguire subito dopo la diagnosi di positività al Coronavirus. Anche un'infezione lieve o asintomatica altera il profilo proteico del plasma sanguigno

Roma, 3 ottobre 2022 - Un semplice esame di sangue per predire chi soffrirà di Long Covid: ora sembra possibile grazie a uno studio dei ricercatori dell'University College London, pubblicato sulla rivista scientifica EBioMedicine di The Lancet. Secondo gli scienziati anche un'infezione di Covid lieve o asintomatica altera il profilo proteico del plasma sanguigno. "Se riusciamo a identificare le persone che potrebbero sviluppare Long Covid - commenta l'autrice senior Wendy Heywood - questo aprirà la strada alla sperimentazione di trattamenti come antivirali somministrati nelle fasi iniziali dell'infezione, per capire se riescono a ridurre il rischio" della sindrome.

Esame del sangue (Foto d'archivio)
Esame del sangue (Foto d'archivio)

Long Covid

Il Long Covid, ovvero la persistenza di sintomatologia molto diversificata (dalla mancanza di fiato alla stanchezza, dalla depressione alla confusione mentale, ecc.) dopo la guarigione, è una delle caratteristiche più misteriose del Coronavirus. Molti individui manifestano il Long Covid indipendentemente da quanto è stata grave l'infezione. Finora non è stato possibile stabilire dei criteri predittivi per capire chi ne soffrirà e chi no. 

Gli strascichi del Long Covid, attacco al sistema nervoso

"Un quarto delle persone che ha avuto il Covid ha uno strascico rilevante nell'arco di un anno e oltre. Il Long Covid è una condizione che viene sottovalutata". Ne parla Fabrizio Pregliasco, professore associato del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell'Università degli Studi di Milano e direttore sanitario aziendale dell'Irccs Ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano. Attualmente in Italia "almeno 23 milioni di persone hanno avuto una diagnosi di Sars-Cov2, inoltre l'81% degli italiani è stato vaccinato più o meno completamente". La gamma dei sintomi è davvero vasta, al punto che a molti pazienti "sono cascati i capelli, ma poi sono ricresciuti", aggiunge Claudio Cricelli, presidente SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie). "Ancora non siamo in grado di studiare bene il Long Covid, ci sono casi che durano fino a due anni", conclude.

Lo studio

La ricerca è stata condotta su piccoli numeri, quindi sono necessarie indagini più ampie per confermare i risultati. Gli scienziati hanno analizzato campioni di plasma di 54 operatori sanitari con Covid confermato da tampone molecolare o test degli anticorpi, prelevati ogni settimana per 6 settimane nella primavera 2020, confrontandoli con campioni raccolti nello stesso periodo su 102 sanitari che non erano stati contagiati da Sars-CoV-2. Attraverso tecniche mirate di spettrometria di massa, gli autori hanno studiato come Covid-19 influenzava i livelli di proteine plasmatiche nell'arco delle 6 settimane. Hanno così rilevato concentrazioni anomale, molto elevate, per 12 proteine su 91 valutate, evidenziando che il grado di anomalia nelle concentrazioni proteiche era associato alla gravità dei sintomi. Il team ha inoltre osservato che, al momento della diagnosi di positività a Sars-CoV-2, livelli anomali di 20 proteine erano predittivi di disturbi che permanevano a un anno dal contagio. La maggior parte di queste proteine 'spia' erano legate a meccanismi anticoagulanti e antinfiammatori. I ricercatori hanno quindi chiesto aiuto all'intelligenza artificiale, addestrando un algoritmo di apprendimento automatico che ha imparato a esaminare i profili proteici dei partecipanti ed è stato in grado di distinguere tutti gli 11 operatori che 12 mesi dopo l'infezione riferivano almeno un sintomo persistente. Un altro strumento di apprendimento automatico è stato usato per stimare la probabilità che il test avrebbe di sbagliarsi, indicando un possibile tasso di errore del 6%.

Come funzionerebbe il test

Se i risultato verranno confermati, i ricercatori prospettano la possibilità di predire la sindrome post-Covid offrendo un test già al momento della diagnosi di positività al coronavirus. Il futuro esame misurerebbe i livelli di una serie proteine le cui concentrazioni plasmatiche sono risultate particolarmente alte nei contagiati con sintomi persistenti dopo 12 mesi dall'infezione. Il test, ha spiegato Gaby Captur, autrice principale del lavoro, "potrebbe essere implementato in modo rapido ed economico". Il loro metodo di analisi "è prontamente disponibile negli ospedali ed è ad alto rendimento, nel senso che può analizzare migliaia di campioni in un pomeriggio", ha aggiunto.