Long Covid sui bambini, cosa dice l'ultimo studio

Il rischio di sviluppare la sindrome per i piccoli che hanno avuto sintomi sale al 46,5%

Un bambino viene vaccinato contro il Covid (Ansa)

Un bambino viene vaccinato contro il Covid (Ansa)

Torino, 2 luglio 2022 - Aver sviluppato i sintomi Covid in fase acuta aumenta significativamente per bambini e adolescenti il rischio di Long Covid, portandolo dall'11,5% al 46,5%, mentre l'avere malattie concomitanti (asma, rinite allergica o altro) non causa nessun rischio aggiunto. Sono alcuni dei risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Italian Journal of Pediatrics, del primo studio multicentrico in Italia sul Long Covid, che ha visto la Città della Salute di Torino come capofila. 

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Inoltre, il 24% di bambini e adolescenti che hanno superato la fase acuta del Covid con sintomi lievi o assenti soffre di disturbi correlati all'infezione da Sars-CoV-2 a distanza di almeno 2 mesi dalla guarigione e fino a 9 mesi dalla stessa. "I dati - oservano alla Città della Salute - confermano e consolidano il valore delle raccomandazioni espresse dalla Società Italiana di Pediatria e da numerose altre Società scientifiche pediatriche: bambini ed adolescenti che hanno contratto il Covid, anche se in modo lieve, devono essere monitorati dai genitori ed in caso di comparsa di sintomi vanno sempre visitati dal pediatra". 

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Il gruppo di studio è stato coordinato da Enrico Bertino e Giulia Maiocco (Neonatologia universitaria della Città della Salute di Torino), Gianfranco Trapani (ASL1 Sanremo - Imperia), Vassilios Fanos (Università di Cagliari) e Giuseppe Verlato (Università di Verona). Sono stati valutati su 8 regioni italiane più di 650 bambini che si sono ammalati di Covid tra ottobre 2020 e giugno 2021. "Bambini e adolescenti - osservano ancora alla Città della Salute - superano l'infezione acuta da Sars-CoV-2 con una sintomatologia spesso lieve o addirittura assente. Molti di loro non giungono perciò all'attenzione del pediatra, ed eventuali sintomi che si presentano a distanza dalla fase acuta possono non essere correttamente riconosciuti dai genitori né associati al Covid".

Ecco perché occorre un monitoraggio costante e, in caso di insorgenza di disturbi, una visita dal pediatra. Gli autori dello studio sottolineano inoltre che i risultati confermano l'importanza della vaccinazione in età pediatrica come strumento di prevenzione anche dall'insorgere di patologia da Long Covid. I sintomi più frequentemente lamentati dai piccoli pazienti sono stati affaticamento (7%), problemi di natura neurologica come difficoltà di concentrazione, sensazione di annebbiamento e cefalea (6,8%) e probemi respiratori (6%). L'incidenza di Long Covid è quasi raddoppiata nei bambini più grandi e negli adolescenti rispetto ai più piccoli, passando dal 18,3% (0-5 anni) al 21,3% (6-10 anni), fino ad arrivare al 34,4% di rischio (11-16 anni). Nella fascia di età maggiore ai sintomi più tipici si possono associare ansia, agitazione, disturbi del sonno e del comportamento. L'unico tipo di patologia Long Covid che si riscontra invece più frequentemente nella prima infanzia è quella respiratoria, con l'11,4% di rischio nella fascia 0-5 anni contro il 3,8% dopo i 6 anni.