Giovedì 18 Aprile 2024

L’omicidio di Saman Trovati resti umani vicino alla casa della 18enne "È il corpo della ragazza"

Il cadavere era a due metri di profondità in un casolare vicino alle serre passate al setaccio. Gli inquirenti erano entrati più volte anche in quel rudere. Ora il Dna per accertare l’identità

Migration

di Benedetta Salsi

NOVELLARA (Reggio Emilia)

Neanche cinquecento metri dividono la casa della famiglia Abbas dal luogo avvolto dalla nebbia in cui ieri sono stati avvistati alcuni resti umani, interrati sotto due metri di terra. Poco meno di mille passi che si percorrono in fretta, fra quel rudere abbandonato e la porta rossa da cui Saman è uscita per l’ultima volta, ripresa dalle telecamere. Scherzava con la madre Nazia, rideva, vestita prima con abiti tradizionali pakistani, poi con i jeans e uno zainetto sulle spalle. Le immagini la immortalano mentre col padre imbocca un vialetto sterrato, per non fare più ritorno. Tornerà solo Shabbar, con in mano quello stesso zainetto.

La svolta è arrivata dopo quasi un anno e mezzo, in un casolare diroccato, col tetto sfondato e coperto da anni di vegetazione incolta. Quelli che potrebbero essere i resti della 18enne pachistana scomparsa il 30 aprile 2021 sono apparsi lì dove gli investigatori erano entrati più volte: in un ex caseificio usato dagli uomini della famiglia Abbas per andare a ubriacarsi, lontani da occhi indiscreti. L’avevano cercata usando ogni sorta di strumento tecnologico (georadar, cani molecolari, droni); imponenti indagini per passare al setaccio i terreni e le serre attorno all’azienda agricola dove la famiglia lavorava.

Nulla di fatto, fino alla notte fra venerdì e sabato, quando "in seguito a ulteriori accertamenti in un luogo in cui eravamo già stati sono stati rinvenuti resti compatibili con un essere umano", ha spiegato il procuratore capo di Reggio Emilia Gaetano Paci. Uno spunto investigativo che il magistrato nega essere collegato all’arresto in Pakistan del padre della giovane, Shabbar Abbas, 46 anni, finito in manette martedì nella regione del Punjab e ora detenuto a Islamabad in attesa di estradizione; la svolta non arriverebbe nemmeno da un tentativo di collaborazione di uno degli altri tre parenti in carcere a Reggio Emilia (due cugini e uno zio), in attesa di processo.

Di certo c’è che in via Reatino, a Novellara, a meno di mezzo chilometro da casa Abbas venerdì sera i carabinieri hanno cominciato a scavare e in un rudere pericolante hanno trovato un cadavere. C’è nebbia fitta quando verso le sei di ieri mattina cominciano a radunarsi pattuglie di carabinieri e vigili del fuoco, raggiunti dai militari del Ris di Parma e dai reparti operativi del comando di Reggio e della compagnia di Guastalla dell’Arma, tra una vecchia porcilaia, i vigneti e la lunga fila di serre di meloni e cocomeri.

Gli investigatori, durante tutta la giornata, si sono poi occupati di mettere in sicurezza l’area perché prima di esumare e spostare il corpo sarà necessaria una perizia tecnica disposta dalla Corte di Assise: il processo è infatti già fissato per il 10 febbraio, con cinque parenti della ragazza (la madre Nazia ancora latitante in Pakistan, il padre, lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq) a giudizio con le accuse di omicidio, sequestro di persona e soppressione di quel cadavere che per mesi si è cercato ovunque nei dintorni, senza successo. La perizia – che con tutta probabilità potrebbe essere disposta lunedì – prevederà l’analisi del Dna, per accertare l’identità del corpo e l’esame medico legale, per conoscere le cause della morte. La direzione in cui si trova l’edificio appare compatibile con quella in cui si muovevano i parenti della ragazza nel famoso video che li mostra con pale e badili la sera prima della sua scomparsa: secondo gli investigatori stavano andando a scavare la fossa alla 18enne.

Se gli accertamenti confermeranno che quello ritrovato è il corpo di Saman – che aveva denunciato i genitori opponendosi a un matrimonio forzato con un connazionale di dieci anni più grande di lei – sarà la svolta di un giallo iniziato con la sua scomparsa, seguito dalla fuga all’estero degli indagati, arrestati nei mesi successivi tra Francia e Spagna (i cugini e lo zio) e infine del padre, a inizio settimana, in patria. La madre, Nazia Shaheen, rimane l’unica ricercata.