Lunedì 23 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

L’omicidio dell’ultrà Boiocchi. Rotto il silenzio, confessano in due

Sull’omicidio a colpi di pistola di Vittorio Boiocchi, leader storico degli ultrà interisti, rimasto un cold case per più di...

Sull’omicidio a colpi di pistola di Vittorio Boiocchi, leader storico degli ultrà interisti, rimasto un cold case per più di...

Sull’omicidio a colpi di pistola di Vittorio Boiocchi, leader storico degli ultrà interisti, rimasto un cold case per più di...

Sull’omicidio a colpi di pistola di Vittorio Boiocchi, leader storico degli ultrà interisti, rimasto un cold case per più di due anni, avevano fatto luce le parole, poi confermate da riscontri acquisiti, di Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord, diventato collaboratore di giustizia dopo essere finito in carcere a settembre per aver ucciso Antonio Bellocco, rampollo del clan di ‘ndrangheta e pure lui nel direttivo ultras. "Quell’uccisione del 2022 l’ho ordinata io", ha detto, tirandosi dietro altri cinque arresti di esecutori materiali e organizzatori, che per settimane, poi, sono rimasti zitti.

Ora anche quel muro di silenzio è crollato, di fronte al rischio di condanne all’ergastolo per omicidio aggravato pure dalla premeditazione e dalle modalità mafiose. Pietro Andrea Simoncini, uno dei due presunti esecutori materiali, difeso dall’avvocato Mirko Perlino, ha confessato lunedì davanti al pm della Dda Paolo Storari. Legato alla ‘ndrangheta, ha confermato che era lui alla guida dello scooter e che a sparare, il 29 ottobre di tre anni fa sotto casa di Boiocchi, fu Daniel D’Alessandro, detto ‘Bellebuono’, bloccato in Bulgaria ed estradato. Prima di quella confessione era arrivata quella di Marco Ferdico. Faceva parte del direttivo della Nord con Beretta e Bellocco: "Per quanto riguarda l’omicidio Boiocchi, non c’entra niente Antonio Bellocco (...) siamo stati noi a organizzare tutto...", era stato l’inizio, in uno dei verbali di novembre.

Foto: Vittorio Boiocchi e Marco Ferdico