L’ombra di Vatileaks, le carte trafugate e lo scandalo: "Osteggiato dalla Curia italiana"

Restano ancora molti dubbi sulle reali motivazioni che spinsero Benedetto XVI a ritirarsi. Per alcuni vaticanisti l’idea risale al 2010. E la clamorosa fuga di notizie non sarebbe la causa

Roma, 3 gennaio 2023 - Anche senza monsignor Georg Gänswein sarebbe stato inevitabile che con la morte del Papa emerito tornassero gli interrogativi sul perché della sua rinuncia al ministero petrino che, a detta di molti, avrà un futuro. Certo, l’ex segretario privato ci ha messo un carico da novanta con l’odierna allusione al ruolo delle forze maligne, tra l’altro parlando di un Pontefice, Benedetto XVI, che il demonio l’ha citato relativamente poco: "In Vaticano il diavolo ha agito contro di lui". È evidente che, secondo l’uomo più vicino a Ratzinger, il maligno si è avvalso di strumenti in carne e ossa. In realtà, però, il tema non è mai passato di moda almeno tra gli esperti di cose vaticane. L’ipotesi più accreditata e, del resto più probabile, è che ci sia stato un concorso di cause: umane, culturali, di governo della Chiesa.

Padre Georg mette un cappello messicano a Benedetto XVI
Padre Georg mette un cappello messicano a Benedetto XVI

Di certo, ha pesato nella scelta lo scandalo Vatileaks esploso nel 2012, un anno prima del grande passo. Difficile per Benedetto XVI restare impassibile di fronte al furto di documenti riservati nel suo ufficio da parte del suo maggiordomo, Paolo Gabriele, di documenti riservati. Un tradimento pesante. "Pensare che il tuo aiutante di camera si frega la tua corrispondenza privata e la passa ai giornalisti per farci un libro non è il massimo per chi da qualche tempo pensa di non riuscire a guidare più la barca", osserva il decano dei vaticanisti, Gian Franco Svidercoschi. Eppure, Gianluigi Nuzzi, il giornalista che proprio sui documenti provenienti dalla segreteria particolare del Papa ha scritto il libro Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, sostiene: "Vatileaks non c’entra, lui scelse di andarsene per il grande disordine nel governo della Chiesa. Le finanze erano fuori controllo, c’era una crisi delle vocazioni ed era diminuito sensibilmente il numero dei fedeli. Serviva una guida forte". Malgrado le smentite dello stesso Papa emerito al biografo Peter Seewald, qualcuno continua a pensare che abbia abdicato sotto una specie di ricatto dopo il furto delle carte: "Ma figuriamoci – taglia corto Nuzzi – Chi lo avrebbe ricattato? Qualcuno che mette le cose sui libri? Da che mondo è mondo, i ricatti si fanno nel silenzio".

Il dubbio più imbarazzante è che a spingerlo verso il ’gran rifiuto’ sia stato lo scandalo della pedofilia nel clero, tanto più che in Germania, nonostante la sua morte, continua l’inchiesta per accertare se quando era arcivescovo di Monaco, Ratzinger sia stato responsabile di occultamento dei casi d’abuso di un prete denunciati da un uomo. "In realtà – avverte il vaticanista Piero Schiavazzi – la consapevolezza che la pedofilia fosse un problema globale non c’era nel 2013. In ogni caso, lui l’ha combattuta più di ogni altro: fu eletto proprio perché nel 2005, nelle meditazioni sulla via Crucis per Giovanni Paolo II scrisse la famosa frase ’quanta sporcizia c’è nella Chiesa’".

Una questione enorme, con cui ha dovuto fare i conti è stato lo scontro violento ai vertici della Chiesa, con la curia dilaniata dalle guerre fra gli italiani: non sarà un caso se in conclave i cardinali scelgono il suo successore, Bergoglio, puntando sul fatto che emargini i colleghi italiani ritenuti responsabili del degrado. Chiosa l’ex ministro Gaetano Quagliariello, cattolico a tutto tondo: "Molti problemi gli ha causato il cardinale Tarcisio Bertone, da lui nominato segretario di Stato: forse piuttosto che liquidarlo, Ratzinger ha scelto di dimettersi".

Ma nessuno se la sente di escludere che un peso determinante abbiano avuto i motivi ufficiali, quelli addotti l’11 febbraio 2013 dallo stesso Pontefice: l’impossibilità di amministrare bene il ministero per l’avanzare degli anni e la diminuzione delle forze. "Si è dimesso perché si è reso conto che non aveva più l’energia e il nerbo per governare questa situazione", riassume umori diffusi Schiavazzi. D’altra parte, Benedetto XVI meditava il passo da tempo: secondo alcuni l’idea addirittura emerge da alcune dichiarazioni nel 2010. Di certo nel 2012 ci ha ragionato su per poi decidere di dare le dimissioni l’anno dopo: nel luglio del 2013 era in programma la Giornata mondiale della Gioventù a Rio de Janiero, un viaggio che riteneva troppo stancante per lui.

Dietro le allusioni pesantissime di padre Georg c’è probabilmente qualcosa in più di tutto questo. Ma il mistero sembra destinato a restare tale. A meno che monsignor Georg non decida nei prossimi giorni di affibbiare al diavolo nomi e cognomi.