L’ombra dell’inciucio Veleni e accuse incrociate Terzo Polo sotto accusa

Sedici voti a favore di La Russa non hanno un padre. Il Pd accusa i centristi. Renzi rispedisce le accuse: "Fossi stato io, lo avrei rivendicato con orgoglio"

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di Giovanni Rossi

Efficace e spregiudicata Giorgia Meloni, capace di giocare su quattro tavoli con Pd, 5 Stelle, Azione-Italia Viva e gruppo Misto? Oppure inciucio già apparecchiato da un’opposizione fragile, subito pronta a lanciare segnali in vista di scenari alternativi? Il primo mistero della diciannovesima legislatura – gli almeno 17 voti a Ignazio La Russa usciti dalle mani sbagliate – è destinato a restare tale. Nessuno li rivendicherà. Tantomeno in esclusiva. Solo uno dei 17 voti ha nome e cognome: Mario Borghese del Maie, che si autodenuncia. E gli altri? La caccia al traditore si avvale anche di un rudimentale Var. A giudizio dei senatori più arrabbiati, le immagini dell’Aula rivelerebbero, in base ai secondi impiegati per votare, chi ha consegnato la scheda bianca e chi ha invece probabilmente scritto il nome. Prove non esibibili in giudizio.

Matteo Renzi, indiziato naturale di ogni trama, respinge sdegnato le illazioni: "Chi mi conosce lo sa, se fossi stato io l’avrei rivendicato e soprattutto avrei portato a casa qualcosa". La matematica sta dalla sua: i senatori di Azione-Italia Viva sono solo nove. E subito l’ex premier smonta i retroscena: "Chi dice che siamo stati noi per avere la vicepresidenza del Senato non capisce che per averla dovrebbero dire di sì anche il Pd e il M5S, e non ce lo diranno mai". Approfitta del momento per attaccare il Pd: "Noi abbiamo votato scheda bianca. L’elezione di La Russa nasce da un regolamento di conti interno alla destra e prima ancora dalla folle strategia delle alleanze del Pd e di Enrico Letta: se non ci avesse fatto fuori dalla coalizione oggi La Russa non sarebbe presidente del Senato". Se la prende anche coi 5 Stelle: potrebbero "mettersi d’accordo" col Pd e fare "tre a tre su vicepresidenti e questori delle camere", escludendo il Terzo polo: "Indicibile", è l’aggettivo. "Siamo nove e abbiamo votato tutti scheda bianca – conferma il leader Carlo Calenda –. Non esiste che liberali come noi votino un nostalgico del fascismo". E il fitto conciliabolo prima della chiama tra Renzi e Dario Franceschini, nel salone Garibaldi, appare prova insufficiente di un tradimento volante tra pezzi di Azione-Iv e del Pd scommettendo su un’altra legislatura di sorprese.

Proprio due vecchi volponi dem con cromosomi Dc, come Franceschini e Pierferdinando Casini, escono dal gioco dei soliti sospetti buttandola in pedagogia: "C’era l’occasione di mettere in difficoltà la maggioranza facendo partire la legislatura con una spaccatura. Chiunque sia stato non capisce nulla di politica", commenta il ministro dei Beni culturali uscente. E l’ex presidente della Camera, in passato nel centrodestra, è altrettanto esplicito: "Dilettanti allo sbaraglio", titola dispiaciuto. Poi spiega: "Che l’opposizione soccorra la maggioranza nell’elezione del presidente del Senato alla prima votazione è un atto di puro autolesionismo. La maggioranza parte spaccata e in questo modo, purtroppo, anche l’opposizione. Bisognerebbe consigliare un po’ a tutti qualche corso di formazione politica".

La caccia al traditore appassiona molto di più i piani alti del Nazareno. "Oggi alcuni senatori dell’opposizione hanno fatto un autogol incredibile aiutando dall’esterno una maggioranza già divisa e in difficoltà", attacca il segretario dem Enrico Letta. Poi, pur senza nominare Iv e Azione, lancia l’affondo: "Il voto al Senato certifica tristemente che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza". "Coloro che hanno soccorso La Russa non sono ’responsabili’ (come li ringrazia Meloni): dovrebbero solo vergognarsi", twitta il vicesegretario Giuseppe Provenzano. Anche Andrea Orlando, ministro del Lavoro uscente, ha la sua verità: "Quando all’indomani del voto proponevo un patto d’azione tra le opposizioni, per non arrivare divisi alle prime mosse della destra, qualcuno ha fatto spallucce. Si è capito perché". Però l’aritmetica non salva nessuno, a maggior ragione gli schieramenti più nutriti. "Iniziano i primi giochini di palazzo e qualcuno si prepara a una finta opposizione", denuncia il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Quei voti "non sono nostri, io un’idea ce l’ho ma non la dico...".

"Chi dall’opposizione ha votato il nostalgico del ventennio? Carlo Calenda e Matteo Renzi ne sapete qualcosa?", provoca Angelo Bonelli, co-portavoce dell’Alleanza Verdi-Sinistra. E così la sinistra radicale si allinea per un attimo al nemico storico Silvio Berlusconi, che prima manda a quel paese La Russa e poi accusa del golpe "Renzi, Azione e i senatori a vita", che – almeno loro – non si prendono la briga di smentirlo. Così Giorgia Meloni incassa e porta casa. La sua sicurezza parallela ha già 16 agenti. Finché restano segreti.