L’ombra dei furbi sul fronte del gas "Quattro Paesi pagano già in rubli"

Il veleno del Cremlino sull’Austria, ma Vienna smentisce: "Propaganda russa, ci atteniamo alle sanzioni"

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di Alessandro Farruggia

Anche la guerra dell’energia rischia l’escalation. Dopo la decisione russa di chiudere il gas a Polonia ed Ungheria – gas interrotto effettivamente ieri mattina – perché i due Paesi non pagavano in rubli, Mosca ieri ha diffuso la velenosa notizia che quattro Paesi europei avrebbero già pagato in rubli e ben dieci avrebbero aperto i doppi conti in euro e in rubli necessari per l’operazione. Fonti russe hanno anche diffuso ad alcune agenzie di stampa la notizia che l’Austria era uno dei Paesi "furbetti".

LA MOSSA DI MOSCA

Vienna ha smentito in maniera netta. "Prima che le fake news sulla propaganda russa vengano diffuse ulteriormente – ha detto il cancelliere austriaco Karl Nehammer – ribadisco che ovviamente Omv continuerà a pagare in euro le consegne di gas dalla Russia. L’Austria si attiene alla lettera alle sanzioni concordate dall’Ue". Le cancellerie europee hanno maturato la convinzione che la mossa russa sui (presunti) 14 Paesi segretamente “pro rublo“ era volta a cercare di dividere l’Ue, seminando il dubbio che i partner siano divisi. Una tattica ben nota.

LA REAZIONE DI BRUXELLES

Da qui la decisione di una irritata Bruxelles – in un Gruppo di coordinamento Ue del gas convocato ad horas – di offrire a Polonia e Bulgaria il gas che sarà loro necessario e di arrivare, già la prossima settimana, dopo un Consiglio straordinario energia fissato il 2 maggio, a nuove sanzioni nelle quali ci sarà sicuramente il bando al petrolio russo. "Per il sesto pacchetto di sanzioni stiamo lavorando anche sul petrolio" ha confermato la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen.

I contatti tra la Commissione e le cancellerie europee sono più che mai fitti anche perché le strade da seguire sono ancora diverse: all’opzione dell’eliminazione graduale dell’import si affianca l’ipotesi del tetto ai prezzi di vendita di petrolio che sia inferiore ai costi di mercato. "Il ricatto di Mosca – ha detto la presidente – non ci sorprende, eravamo preparati, è una provocazione e la risposta sarà immediata e unita". "Ancora una volta – ha aggiunto Von der Leyen – il Cremlino utilizza i combustibili fossili per cercare di ricattarci, ma faremo in modo che la decisione abbia il minor impatto possibile sui consumatori dell’Ue".

LE REGOLE DEL CREMLINO

"La sospensione delle consegne di gas russo a Bulgaria e Polonia, per non aver pagato in rubli come richiesto – ha replicato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov – non è certo un ricatto, è la conseguenza di atti ostili senza precedenti contro la Russia. Se anche altri non pagheranno in rubli, la regola sarà applicata pure a loro". Ma una cosa sono Polonia e Bulgaria e una cosa sono clienti importanti come Germania e Italia: se chiude il gas a loro, Mosca perderà una fonte molto importate dei suoi introiti. La strategia europea, osserva una fonte a Bruxelles, è quella di fare la faccia feroce contando sul fatto che le prossime scadenze di pagamento per il gas saranno tra metà e fine maggio, sperando che da qui ad allora si sia raggiunta un tregua. La coperta infatti è corta e se certamente nel medio termine si uscirà dalla dipendenza dal gas russo, almeno fino a tutto il 2023, in caso di chiusura dei rubinetti, dovrebbe scattare, in Paesi come Germania, Austria e Italia, un piano di austerità. Chi è pronta a pagare il rubli è l’Ungheria di Orban, vecchio amico di Vladimir Putin. Lo ha confermato nei giorni scorsi il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto: "La filiale ungherese del gruppo energetico MVM, CEE Energy, pagherebbe le future bollette in euro, che Gazprombank convertirebbe in rubli per poi trasferirla alla russa Gazprom Export. È una soluzione che non viola nessuna sanzione".

ITALIA: NO AI RUBLI

"La richiesta di pagare in rubli è una violazione del contratto e la Commissione europea e il Consiglio Europeo prenderanno una decisione su qusto tema" ha ribadito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha comunque sottolineato che "le forniture all’Italia continuano ad andare avanti regolarmente". Snam ed Eni confermano. Sul futuro, tutto dipende dalle decisioni della politica.

LE MOSSE DI ENI

Per Eni sarebbe difficile – a meno di sanzioni Ue sul gas russo – non pagare fatture russe in euro, mentre è escluso che possa pagare fatture in rubli. Il meccanismo del doppio conto a Gazprombank, la soluzione ungherese, "è sotto verifica" ma verrà praticato solo se da Bruxelles verrà un via libera. Secondo Bloomberg, Eni si starebbe preparando ad aprire conti euro-rubli presso Gazprombank in attesa di avere indicazioni chiare dal governo italiano e dalle autorità europee su come si possano eventualmente usare per pagare il gas russo.

Un problema ulteriore potrebbe maturare in Italia con il bando al petrolio russo perché la più grande raffineria italiana, a Priolo, in Sicilia è di proprieta della russa Lukoil e lavora solo con petrolio russo. Il governo ha valutato una possibile nazionalizzazione ma ora sarebbe più propenso ad altre ipotesi, ad esempio la fornitura di petrolio da altri Paesi o la cessione della raffineria ad altri invstitori. Ipotesi sulle quali si sta lavorando.