Mercoledì 24 Aprile 2024

Lollobrigida (Fratelli d’Italia) "Il premier a chi prende più voti" Pressing degli alleati su Forza Italia

Il capogruppo alla Camera: nonostante sia all’opposizione, Meloni condivide la linea atlantista dell’Italia "Non possiamo in alcun modo accettare sbarramenti preconcetti o non dichiarati sulla nostra leader"

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di Giovanni Rossi

Francesco Lollobrigida, 50 anni, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, mette subito le carte in tavola: nel vertice del centrodestra in programma oggi "abbiamo diritto a una risposta sincera e lineare sulle regole del centrodestra per oggi e per il futuro".

Il clima non sembra così idilliaco. Qual è il nodo?

"Una campagna elettorale in piena estate, con tutti i problemi che investono il Paese, richiede un’offerta politica di immediata comprensione e senza ambiguità. Se chiediamo il voto per governare insieme, gli elettori debbono sapere come ci comporteremo. Il candidato premier di coalizione non può essere deciso adesso, ma il meccanismo sì. E noi non domandiamo nulla di diverso da quanto avvenuto in precedenza. Chi prende più voti fa il nome".

Forza Italia nicchia – a dire poco. La Lega invece, pur penalizzata dai sondaggi, sembra sulla vostra linea. Matteo Salvini sta forse pensando a un colpo di teatro? A un cartello Lega-Forza Italia focalizzato sul suo nome?

"Sarebbe legittimo. Così come sarebbe legittima un’investitura di Antonio Tajani da parte di Forza Italia. Noi non abbiamo preclusioni. Per questo non possiamo accettare sbarramenti preconcetti o non dichiarati su Giorgia Meloni. La conservazione del metodo già adottato garantisce tutti. Ed è quanto proponiamo per dare un segnale forte ai nostri sostenitori".

Non è l’unico punto critico. Anche il patto anti-inciucio sta sul tavolo di coalizione?

"Dopo le asimmetrie della legislatura uscente, con la Lega due volte al governo, Forza Italia nell’esecutivo Draghi, Fratelli d’Italia sempre all’opposizione, dobbiamo ritrovare piena unità. Quella stessa coesione apprezzata dagli elettori in 14 regioni e in centinaia di comuni".

È un punto dirimente?

"Di certo non potrà ripetersi quanto accaduto nella tornata 2018, con il nostro partito impegnato a cercare voti per alleati che poi si trasferiscono al governo a fianco di Pd e 5 Stelle".

Non sembra molto ottimista per il vertice della chiarezza.

"Al contrario. Sono convinto che il senso di responsabilità prevarrà e che il centrodestra uscirà rafforzato da questo confronto istituzionale non più rinviabile. Sui programmi le convergenze sono evidenti. Motivo in più per correre e non perdere tempo".

Il vostro cronoprogramma?

"Stabiliamo subito le regole di coalizione e poi concentriamoci sulla campagna e sulla preparazione dele liste. I sondaggi ci accordano tra il 50 e il 55% delle preferenze nella coalizione. Bisogna partire da qui e trovare la quadra. Il centrosinistra, in confronto, è infinitamente più indietro: non ha neppure un perimetro, figurarsi una proposta".

E se invece non arrivassero le risposte che chiedete? Giorgia Meloni potrebbe strappare e andare da sola?

"Non è certo lo scenario che auspichiamo. Ma ogni valutazione sarà fatta se mancasse la chiarezza che invochiamo".

In politica la trasparenza è una chimera.

"Giorgia Meloni ne fa invece un tratto distintivo, e a quanto pare gli elettori lo apprezzano. La gente è stanca del Palazzo, vuole scegliere senza il semaforo verde delle élites. Basta fango. Sul piano dell’affidabilità internazionale non c’è nulla da temere da una leader che, nonostante sia all’opposizione, condivide la linea atlantista dell’Italia e tutte le scelte a sostegno delll’Ucraina".