L’ok delle Cooperative Meloni è promossa "Ma acceleri su green e aiuti alle famiglie"

Il presidente Gardini apprezza la prudenza sul versante fiscale "Hanno fatto bene i conti: priorità a caro-energia e taglio del cuneo"

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di Claudia Marin

È una promozione sostanziale della prima manovra di Giorgia Meloni quella che arriva da Maurizio Gardini, presidente Confcooperative e Alleanza Cooperative, che rappresenta i colossi della cooperazione in Italia. "Presentata un mese dopo l’insediamento del governo – avvisa – affronta subito i punti di maggiore emergenza, innanzitutto energia e cuneo fiscale, animata da uno spirito di prudenza, con attenzione ai conti".

Al pacchetto per il contrasto del caro-energia è dedicata quasi l’intera manovra. Eppure, potrebbe essere sufficiente solo per i primi mesi del nuovo anno.

"Incontrando il governo è la prima misura che abbiamo chiesto assieme al taglio del cuneo fiscale. Sotto la scure del caro energia rischiamo di perdere 200.000 imprese che danno lavoro a oltre 1,5 milioni di persone. Va fatto ogni sforzo possibile per salvare la struttura produttiva del Paese, grandi medie e piccole imprese. Vanno poi aiutate le famiglie più bisognose che, schiacciate dai costi dell’energia e dall’inflazione ormai a due cifre, non possono essere portate alla scelta estrema di decidere se fare la spesa o pagare le bollette".

Come giudica l’intervento sul cuneo fiscale e le altre misure sul lavoro? Per i vertici di Confindustria occorreva un intervento shock.

"Non abbiamo le risorse per fare tutto, ma apprezziamo l’intervento di riduzione di 3% sui lavoratori con reddito più basso. Le ristrettezze delle casse pubbliche non ci consentono di fare di più. Ben venga questa prima riduzione che noi auspichiamo possa essere estesa anche ad altre fasce di lavoratori per dare loro maggiore potere di acquisto. E possa arrivare anche a un taglio del cuneo fiscale che comprenda anche le imprese che necessitano, mai più di ora, di una boccata di ossigeno in termini di liquidità. Positiva anche la detassazione del premio di produttività dal 10% al 5% sotto i 3.000 euro".

Il versante fiscale del pacchetto la convince?

"Apprezzabile la prudenza, ma bisogna ragionare capitolo per capitolo. L’attenzione sulle partite Iva con flat tax arriva in un momento in cui bisognerebbe associarsi, invece spinge alla frammentazione. Le misure che non puntano su aggregazioni e ristrutturazioni rischiano in questa fase di frammentare il sistema".

È d’accordo sulla stretta al reddito di cittadinanza per chi può lavorare?

"È un tema che va affrontato con grande disponibilità a rimodulare. Non si può eliminare il sistema di protezione sociale che ha prodotto dei risultati in anni di grande emergenza non ancora terminata. Gli interventi per sostenere i cittadini e le famiglie più fragili sono sacrosanti e vanno conservate delle misure di protezione sociale che mettano al riparo i più deboli, ma il reddito di cittadinanza non può diventare il mantello dietro il quale nascondersi per non lavorare".

Dunque, occorre e cambiare verso?

"Bene la protezione sociale purché funzioni come misura ponte di accompagnamento per gli occupabili verso il reinserimento nel mondo del lavoro. Su questo va valutata la possibilità che il reddito di cittadinanza possa favorire l’occupabilità dei percettori attraverso percorsi di auto imprenditorialità cooperativa". La cooperazione è "anche" un vettore di welfare per le famiglie. Come vede le prime mosse su questo fronte?

"Sulla famiglia prime misure importanti dall’aumento dell’assegno unico al congedo retribuito all’80%, ma per vincere la sfida demografica bisogna rivoluzionare il sistema dei servizi di welfare per le famiglie. Abbiamo 3,3 milioni di Neet tra i 15 e i 34 anni. Quasi 5 milioni di lavoratori poveri, oltre 3,2 milioni i lavoratori in nero, 6,2 milioni di pensionati che non superano i 12.000 euro all’anno. Sono numeri, che si sono stratificati negli ultimi due decenni e impongono di guardare al futuro con lungimiranza. Abbiamo un Paese da ricucire". Che cosa manca all’impianto complessivo?

"Occorrono misure di sostegno e soprattutto meno burocrazia per realizzare impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile in tempi più brevi. La svolta green mette a rischio 1,6 milioni di imprese che occupano 5,6 milioni di lavoratori secondo un nostro studio con il Censis. Ad alto rischio oltre 932.000 imprese che danno lavoro a 2 milioni di persone. Mentre sono meno di 17.000 le imprese già in linea con i requisiti previsti dagli standard Ue. La sostenibilità per le imprese è una strada obbligata. Il Pnrr può rappresentare ancora la benzina verde della transizione".