Loggia Ungheria, guerra tra procure

Tutti gli interrogativi sul caso innescato dalle dichiarazioni dell’avvocato Amara

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Tre procure (Roma, Brescia e Perugia) con fascicoli aperti, la procura generale presso la Corte di Cassazione attiva in quanto titolare del potere disciplinare, e a queste fatalmente si aggiungerà anche la prima commissione del Csm.

Il caso innescato dalle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara (foto) – inquisito e già condannato per vicende di corruzione in atti giudiziari – al pm milanese Paolo Storari è l’ennesima tempesta che si abbatte sulla nostra giustizia. E la linea tracciata dalla Guardasigilli Marta Cartabia è tutelare le istituzioni e fare chiarezza.

Non sarà facile, il caso è molto intricato. Il 9 dicembre 2019 Amara rivelò a Storari l’esistenza di una fantomatica ’loggia Ungheria’ di cui, disse, facevano parte magistrati e politici. Storari inviò una decina di mail al procuratore di Milano Francesco Greco chiedendo di avviare una indagine per chiarire se le accuse avessero fondamento. Ma senza esito, e così Storari, ad aprile 2020, decise – invece di presentare un esposto formale al Csm – di rivolgersi all’allora membro del Csm Piercamillo Davigo consegnandogli brevi manu la segnalazione del caso al quale aggiunse i verbali segreti dell’interrogatorio di Amari. Obiettivo: tutelare l’inchiesta. Davigo in effetti si attivò, parlandone sia con il vicepresidente del Csm David Ermini che il Pg presso la Cassazione Salvi e con altri membri del Csm. Ma per i modi irrituali, Storari è finito indagati dalla procura di Roma per rivelazione di segreto d’ufficio.

Storari è stato convocato per sabato prossimo e dovrà fronteggiare anche la probabile indagine disciplinare che potrebbe avviare il pg Salvi, che ha chiesto alla procura generale milanese una relazione. E non è detto che l’azione disciplinare riguardi solo lui.

La procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, ha chiesto una relazione a Francesco Greco e lo stesso potrebbe fare con l’altra campana (Storari) per poi riferire a Salvi. Da chiarire è infatti anche perché Greco iscrisse Amara e due suoi collaboratori non prima del 9 maggio 2020, fece solo alcuni atti di indagine e per mesi non dispose intercettazioni, per poi, a gennaio 2021, trasferire competenza e carte a Perugia. I pm milanesi, su decisione di Greco, avevano trasmesso ai colleghi bresciani passaggi di un verbale dell’avvocato Piero Amara che gettava un’ombra sui giudici del processo Eni-Nigeria. I colleghi di Brescia rigettarono quella richiesta e poi il processo finì in assoluzioni. Ma, secondo alcuni, l’inerzia nell’indagine sul caso Amara lamentata dal pm Storari potrebbe essere legata alla volontà della procura di Milano di utilizzare la testimonianza dell’avvocato nel processo Eni-Nigeria.

Alessandro Farruggia