Mercoledì 24 Aprile 2024

L’offensiva ucraina "Russi allo sbaraglio Hanno pure fermato l’invio di truppe"

Kiev continua l’avanzata, Putin caccia il generale appena nominato. Ma i ceceni si avvicinano alla centrale nucleare di Zaporizhzhia

di Salvatore Garzillo

"Noi sappiamo per cosa stiamo combattendo, i russi no". La sintesi della guerra ce l’ha regalata un abitante di Mala Rohan, un piccolo villaggio a 22 chilometri a est di Kharkiv dove eravamo entrati all’inizio di aprile, poche ore dopo la liberazione da parte delle truppe ucraine. Lungo le cinque strade che compongono Mala erano ancora sparsi i cadaveri dei soldati nemici caduti durante l’assalto. Nelle case erano rimasti solo bambini, donne e anziani. Sono passati mesi e le parole di quel sopravvissuto non sono più soltanto una bella frase ma una verità storica e militare.

I russi sono in difficoltà. Lo Stato maggiore di Kiev, secondo quanto riporta il Guardian, comunica che Mosca ha sospeso l’invio di nuove e già formate truppe in Ucraina. Gli ucraini recuperano terreno nel tentativo di resistere fino all’inverno, quando il maltempo riporterà quel mare di fango che all’inizio della guerra paralizzò per mesi uomini e mezzi di Putin. Le autorità ucraine hanno riferito che nelle ultime settimane hanno riconquistato circa 3mila chilometri quadrati a nord-est (fino ad arrivare a 50 chilometri dal confine russo) e 500 chilometri quadrati nella regione a sud di Kherson, uno dei principali campi di battaglia, attorno al quale sembra che si giochi una parte considerevole dell’intero conflitto.

"Abbiamo inferto perdite significative alle forze russe", ha comunicato lo Stato maggiore. "Secondo le informazioni disponibili, la 810ma Brigata di fanteria navale (con sede a Sebastopoli, nella Crimea annessa alla Russia) ha perso quasi l’85 per cento dei suoi uomini. Altri militari russi hanno il morale e lo stato psicologico estremamente bassi, molti di loro si rifiutano di tornare nell’area delle ostilità". Inoltre "abbiamo liberato Vysokopillia, Bilohirka, Sukhy Stavok e Myroliubivka", ha continuato Natalia Humeniuk, portavoce del comando militare meridionale ucraino. Con la controffensiva ucraina svaniscono anche possibilità di colloqui. "Al momento non vediamo alcuna prospettiva negoziale e continuiamo a dichiarare l’assenza di qualsiasi prerequisito per tali negoziati", ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ai giornalisti. Già Zelensky aveva escluso in questa fase un incontro con Putin.

Una parlamentare del partito di Zelensky (Servitore del popolo’), Maryana Bezugla, ha invece pubblicato su Facebook le foto di una presunta stanza delle torture scoperta con la liberazione della città di Balaklia, a meno di 50 chilometri dalla roccaforte Izyum. I canali ufficiali russi smentiscono questo stato confusionale dell’esercito e il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, conferma che l’operazione speciale andrà avanti "fino al raggiungimento di tutti i suoi obiettivi". Il problema è che non è ancora chiaro quali siano davvero gli obiettivi. Quel che sembra certo è che le forze speciali cecene del reggimento Akhmat stanno occupando tutte le postazioni strategiche nella regione di Zaporizhzhia, dove sorge la centrale nucleare.

In una guerra di propaganda dove quasi tutto è filtrato, l’unico appiglio di realtà sono i numeri, anche quelli spesso soggetti alla libera concessione degli uffici stampa militari. Tra i motivi dell’avanzata ucraina in quella zona ci sarebbe lo sbilanciamento di forze di Zelensky, ritenuto otto volte superiore a quello dell’avversario. Di contro i russi continuano a martellare l’est, forti di un arsenale a lunga gittata che nelle scorse ore ha centrato la centrale termoelettrica CHPP-5 di Kharkiv, tra le più grandi e importanti del Paese. E cercano di rassicurare la loro opinione pubblica dicendo che stanno semplicemente riposizionando le truppe, poiché più interessati al fronte sud-est.

Che le cose non vadano bene è evidente, lo conferma la scelta di licenziare il comandante del distretto militare occidentale della Russia, Roman Berdnikov, arrivato solo 16 giorni fa. Era stato accolto con proclami e tappeto rosso per i risultati ottenuti durante l’offensiva in Siria. Ma lì i piani erano più chiari. .