Martedì 23 Aprile 2024

Lockdown, il neurologo: "Salute mentale in pericolo. Più libri, meno pc"

Rosario Sorrentino: "Grande incremento di tutte le forme di disagio mentale dall’ansia alla depressione. Ma ad aumentare sono anche i disturbi dell’attenzione"

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Ansia, depressione, disturbi dell’attenzione e, per i più giovani, lo spettro della sindrome di Hikikomori. Dopo il lockdown di primavera, questi – come spiega il neurologo Rosario Sorrentino – i possibili effetti derivanti da una gestione ‘a singhiozzo’ dell’emergenza sanitaria.

Che impatto avrà sulla salute mentale delle persone la nuova stretta di Natale?

"Se nella prima fase c’era una forte motivazione, perché l’emergenza rappresentava qualcosa di nuovo per noi, la seconda fase ha sollecitato oltremodo le nostre risorse, le nostre energie. In questo scenario lo ‘stop and go’ non aiuta assolutamente perché è come se il nostro cervello avesse difficoltà a trovare un adattamento definitivo sulle regole e abitudini di vita da seguire. E molte persone non hanno questa flessibilità mentale. Questo porta a un grande incremento di tutte le forme di disagio mentale dall’ansia alla depressione. Ma ad aumentare sono anche i disturbi dell’attenzione, della concentrazione e del rendimento cognitivo. Il nostro cervello è una spugna ed è immerso in una miriade di notizie negative nessuna delle quali ci appare definitiva. Oltre all’economia c’è soprattutto da considerare l’aspetto che riguarda la salute mentale".

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In assenza di un piano chiaro è socialmente meno accettata oggi l’imposizione di misure restrittive?

"Assolutamente sì. È come se prescrivessimo a un paziente una terapia con dosaggi non sufficienti per arrivare a curare il male di cui è affetto. Il compromesso non è sempre vincente, anzi quasi mai. Serve un messaggio unico che punti a un chiaro obiettivo finale. Vivere alla giornata ha un effetto devastante. Alla base dello stress non vi è l’evento Covid ma la nostra risposta individuale, soggettiva e biologica a quello che in quel momento ci viene richiesto. Bisogna, dunque, favorire delle strategie di adattamento facendo ridecollare il pensiero positivo. Non si tratta di dire bugie ma di far leva sulla resilienza ovvero sul piano b del cervello per risalire la china".

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Quali i possibili effetti di questo prolungato isolamento sui ragazzi?

"In questa fase molti di loro hanno difficoltà nel mantenere legami sociali, rapporti interpersonali, vita di relazione. Per alcuni si spalanca anche il rischio di quella che si chiama sindrome di Hikikomori che, a causa del disagio mentale, porta i giovani a rifiutare di vivere la realtà esterna rinchiudendosi in se stessi. Mi fa sorridere chi dice ‘tornerà tutto come prima’. Non è così. È importante far ripartire il dialogo all’interno della famiglia, far lievitare l’immaginazione attraverso la lettura, ed evitare l’abuso delle tecnologie che può portare gli adolescenti a vivere una solitudine non soltanto fisica ma anche mentale con riflessi negativi anche sul loro rendimento".