Lockdown, il medico: inutile chiudere tutto. "La solitudine fa male alla salute"

Andrea Cossarizza: "I ragazzi non socializzano e questo influisce anche sulla risposta immunitaria. Meglio misure localizzate"

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Andrea Cossarizza, 62 anni, professore di patologia generale e immunologia all’Università di Modena e Reggio, scienziato che lavora sui meccanismi di aggressione del virus (e sulla risposta dell’organismo). Ma davvero una nuova serrata è inevitabile?

"Premesso: è la prima pandemia che viviamo, l’ultima è stata cento anni fa, non esiste un manuale".

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Però abbiamo già un’idea sui danni che la chiusura ha provocato ai ragazzi.

"Non sono piccoli. Mancata socializzazione, ore e ore al chiuso, senza possibilità di fare la partita a pallone o a basket con gli amici".

Danni per fisico e psiche.

"Come dicevano i latini, mens sana in corpore sano. La perdita della socializzazione influisce moltissimo, anche sulla risposta immunitaria. Questo ormai lo sappiamo da tempo".

Il coordinatore del Cts proponeva: micro-lockdown che non blocchino il paese.

"Lo abbiamo detto in molti, anche in tempi non sospetti. La cosa più ragionevole è questa, chiusure mirate dove c’è un focolaio".

Sono tempi di rapide virate e inversioni a u.

"Il problema di questo momento è che manca una visione globale. Manca una programmazione. I ristoranti aperti a pranzo e chiusi a cena. Perché, cosa cambia, che differenza c’è? Poi c’è un’altra variabile, la regionalizzazione della sanità".

Per giustificare il lockdown dovremmo avere milioni di vaccini e immunizzare in blocco tutti gli italiani.

"Non è fattibile. Sarebbe come dire, chiudiamo tutto per un mese, nessuno si muova. Chi è malato guarisce, gli altri non vengono attaccati. Non è possibile".

Cosa dobbiamo fare?

"Quel che ha appena detto Fauci, molto chiaramente. Sorveglianza, tracciamento, sviluppare vaccini nuovi, capire la sensibilità in vitro dei virus e delle varianti e sequenziare tutto".

Quanto e come ci proteggono i vaccini dalle varianti?

"Per quella inglese i primi dati dicono che i sieri di Pfizer e Moderna funzionano".

E AstraZeneca?

"Ha avuto soprattutto problemi di comunicazione e mancano ancora dati".

Si è fatto la fama del vaccino per i meno fortunati.

"Direi così: se funzionasse un po’ meno, potrebbe essere destinato a chi è considerato meno a rischio di vita degli altri".