di Giampaolo Pioli Il fatidico 16 febbraio, giorno annunciato dell’invasione russa in Ucraina, è passato senza alcun incidente. "Non ci sarà aggressione né oggi né domani e nemmeno fra un mese", ha detto l’ambasciatore russo a Bruxelles mentre erano riuniti tutti i ministri della difesa della Nato. "Non abbiamo visto fino a questo momento nessun ritiro delle forze russe – dicono in coro il presidente ucraino Zelensky, il segretario di Stato americano Blinken e il segretario generale della Nato Stoltenberg –. La Russia mantiene praticamente intatta la sua capacità offensiva ai confini con Ucraina e Bielorussia e questa non è una de-escalation". Da Kiev confermano che le forze armate del Cremlino ammassate da Putin ai confini russi e bielorussi superano le 148mila unità, ma un rapporto dell’intelligence ucraino sostiene che non sarebbero sufficienti per avviare una massiccia offensiva di terra, a differenza di quanto sostengono ancora gli americani. Per tutta la giornata gli abitanti di Kiev e di altre città si sono mossi in massa per salutare sotto le note dell’inno nazionale ’il giorno dell’unità del paese’ voluto dal presidente Zelensky. "Siamo orgogliosi di essere ucraini – ha detto il presidente –, non abbiamo paura di nessun pronostico. Siamo forti perché siamo uniti e pronti a difenderci…". Il Pentagono ha confermato che durante il fine settimana due jet russi hanno avuto un incontro pericolosissimo e ravvicinato con due aerei della marina americana che si erano staccati da una portaerei. In Crimea le immagini rilanciate dai media mostrano i mezzi russi lasciare la penisola – annessa nel 2014 – attraverso il ponte costruito dai fratelli Rotenberg, oligarchi di nuovo conio e pezzi da novanta del cerchio magico di Vladimir Putin. Ma per una colonna di tank che fa rientro negli hangar, c’è un’altra esercitazione che inizia, questa volta nel Mediterraneo. Con i bombardieri ...
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