Il presidente Usa Joe Biden, 80 anni, con il segretario di Stato, Antony Blinken (60 anni), e il segretario della Difesa, Lloyd Austin (69)

di Alessandro Farruggia  Abrams americani, Leopard 2 tedeschi, Challenger britannici. Forse anche i Leclerc francesi. L’Occidente si compatta contro Putin e fa il salto di qualità. Kiev avrà i carri armati pesanti che chiede, anche se saranno molti meno (grossomodo tra 114 e 124: 31 Abrams americani 14 Challenger, 14 Leopard tedeschi e altrettanti polacchi, 18 olandesi, una dozzina spagnoli, circa 8 norvegesi, altrettanti finlandesi, 6 danesi, 2 portoghesi) dei 300 richiesti. Peggio ancora, non li avrà, scaglionati, prima di 3 mesi (Leopard e Challenger) se non 6 mesi (Abrams).  Ma é anche il dato politico – aiuteremo l’Ucraina con tutto quello che serve fino a quando serve – quello che conta, e Mosca lo capisce benissimo. "I carri armati americani Abrams in Ucraina – dice un irritato portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – bruceranno nello stesso modo degli altri. Mandarli è una assurdità. Sotto l’aspetto tecnologico questo è un piano abbastanza fallimentare, e soprattutto una chiara sopravvalutazione del potenziale che andrà ad aggiungersi alle forze armate ucraine. Tutto questo ricadrà prima di tutto sulle spalle di quelli che in Europa pagano le tasse".  Mosca risponde anche esibendo uno dei suoi armamenti più temibili, il missile ipersonico Zirkon, accompagnato da un avvertimento di Vladimir Putin: "Non permetteremo che vengano minacciati i nostri territori storici". "L’Europa deve svegliarsi urgentemente dal suo sonno letargico – ha affermato la portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova – perché gli Usa la stanno "trascinando in una grande guerra". Ma le minacce russe cadono inascoltate. Anticipando i tempi, ieri il presidente americano Joe Biden ha detto che gli Stati Uniti invieranno 31 tank Abrams M1, "i più potenti del mondo" un impegno del valore di 400 milioni di dollari. I carri saranno prodotti ex novo dalla General Dynamics e questo significa che ci vorrano mesi prima che siano pronti, mentre l’addestramento degli equipaggi, che sarà lungo, inizierà in Europa in un paio di settimane. La mossa di non inviare Abrams dalla riserva è al tempo stesso una valutazione realista del tempo necessario a addestrare gli equipaggi e a preparare la (complessa) linea logistica ma anche un messaggio a Mosca. "Non c’è – ha scadito Biden – nessuna minaccia alla Russia in tutto questo. Aiutiamo solo l’Ucraina a difendersi, non è una offensiva contro la Russia. Ma come ho detto a dicembre a Zelensky, noi saremo dalla parte dell’Ucraina per tutto il tempo necessario". Il Pentagono ha anche annunciato un aumento di sei volte della produzione di proiettili da 155 millimetri, quelli di cui le forze ucraine hanno più bisogno. Parallelo l’annuncio del cancelliere tedesco Olaf Sholz che ha confermato le indiscrezioni l’invio di 14 Leopard 2A6 proveniente dalla Bundeswehr e in Parlamento ha detto che "è stato giusto non lasciarsi trascinare, perchè andare davanti da soli sarebbe stato un errore. I Leopard 2 potranno arrivare a Kiev in tre mesi". Soddisfatto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha telefonato a Scholz e a Biden. "Oggi il mondo libero é unito come mai prima d’ora per un obiettivo comune: la liberazione dell’Ucraina. Vorrei ringraziare la Germania, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti per aver preso la decisione di inviare i loro carri armati in Ucraina, ma parlando francamente, il numero di carri armati e il tempo di consegna all’Ucraina sono cruciali".  E gli alleati lo sanno bene. "Ho avuto una lunga conversazione con Scholz, Macron, il premier britannico Sunak e quello italiano Meloni, che il leader americano ha ringraziato "per l’invio dell’artiglieria a Kiev". Siamo uniti nel sostegno all’Ucraina" ha detto Joe Biden alla Casa Bianca. "Prendendo atto della situazione sul terreno a quasi un anno dall’invasione russa – ha confermato palazzo Chigi – i leader hanno ribadito l’importanza di una costante forte coesione tra alleati nel continuare a fornire assistenza a Kiev a 360 gradi". E così sarà, nonostante le minacce di Putin.

Cronaca

di Alessandro Farruggia

Abrams americani, Leopard 2 tedeschi, Challenger britannici. Forse anche i Leclerc francesi. L’Occidente si compatta contro Putin e fa il salto di qualità. Kiev avrà i carri armati pesanti che chiede, anche se saranno molti meno (grossomodo tra 114 e 124: 31 Abrams americani 14 Challenger, 14 Leopard tedeschi e altrettanti polacchi, 18 olandesi, una dozzina spagnoli, circa 8 norvegesi, altrettanti finlandesi, 6 danesi, 2 portoghesi) dei 300 richiesti. Peggio ancora, non li avrà, scaglionati, prima di 3 mesi (Leopard e Challenger) se non 6 mesi (Abrams). 
Ma é anche il dato politico – aiuteremo l’Ucraina con tutto quello che serve fino a quando serve – quello che conta, e Mosca lo capisce benissimo. "I carri armati americani Abrams in Ucraina – dice un irritato portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – bruceranno nello stesso modo degli altri. Mandarli è una assurdità. Sotto l’aspetto tecnologico questo è un piano abbastanza fallimentare, e soprattutto una chiara sopravvalutazione del potenziale che andrà ad aggiungersi alle forze armate ucraine. Tutto questo ricadrà prima di tutto sulle spalle di quelli che in Europa pagano le tasse". 
Mosca risponde anche esibendo uno dei suoi armamenti più temibili, il missile ipersonico Zirkon, accompagnato da un avvertimento di Vladimir Putin: "Non permetteremo che vengano minacciati i nostri territori storici". "L’Europa deve svegliarsi urgentemente dal suo sonno letargico – ha affermato la portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova – perché gli Usa la stanno "trascinando in una grande guerra". Ma le minacce russe cadono inascoltate.
Anticipando i tempi, ieri il presidente americano Joe Biden ha detto che gli Stati Uniti invieranno 31 tank Abrams M1, "i più potenti del mondo" un impegno del valore di 400 milioni di dollari. I carri saranno prodotti ex novo dalla General Dynamics e questo significa che ci vorrano mesi prima che siano pronti, mentre l’addestramento degli equipaggi, che sarà lungo, inizierà in Europa in un paio di settimane. La mossa di non inviare Abrams dalla riserva è al tempo stesso una valutazione realista del tempo necessario a addestrare gli equipaggi e a preparare la (complessa) linea logistica ma anche un messaggio a Mosca. "Non c’è – ha scadito Biden – nessuna minaccia alla Russia in tutto questo. Aiutiamo solo l’Ucraina a difendersi, non è una offensiva contro la Russia. Ma come ho detto a dicembre a Zelensky, noi saremo dalla parte dell’Ucraina per tutto il tempo necessario". Il Pentagono ha anche annunciato un aumento di sei volte della produzione di proiettili da 155 millimetri, quelli di cui le forze ucraine hanno più bisogno.
Parallelo l’annuncio del cancelliere tedesco Olaf Sholz che ha confermato le indiscrezioni l’invio di 14 Leopard 2A6 proveniente dalla Bundeswehr e in Parlamento ha detto che "è stato giusto non lasciarsi trascinare, perchè andare davanti da soli sarebbe stato un errore. I Leopard 2 potranno arrivare a Kiev in tre mesi". Soddisfatto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha telefonato a Scholz e a Biden. "Oggi il mondo libero é unito come mai prima d’ora per un obiettivo comune: la liberazione dell’Ucraina. Vorrei ringraziare la Germania, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti per aver preso la decisione di inviare i loro carri armati in Ucraina, ma parlando francamente, il numero di carri armati e il tempo di consegna all’Ucraina sono cruciali". 
E gli alleati lo sanno bene. "Ho avuto una lunga conversazione con Scholz, Macron, il premier britannico Sunak e quello italiano Meloni, che il leader americano ha ringraziato "per l’invio dell’artiglieria a Kiev". Siamo uniti nel sostegno all’Ucraina" ha detto Joe Biden alla Casa Bianca. "Prendendo atto della situazione sul terreno a quasi un anno dall’invasione russa – ha confermato palazzo Chigi – i leader hanno ribadito l’importanza di una costante forte coesione tra alleati nel continuare a fornire assistenza a Kiev a 360 gradi". E così sarà, nonostante le minacce di Putin.

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