Lo zar potenzia la flotta Mai così tante navi russe in Adriatico e nello Jonio "Alto rischio di incidenti"

Il capo di Stato maggiore della Marina lancia l’allarme in Parlamento. Timore per i gasdotti. L’ammiraglio Di Paola: "È un segnale politico, Putin vuole dimostrare di non essere in crisi"

Migration

di Beppe

Boni

La preoccupazione in mare è salita gradualmente nei mesi mentre l’Europa già assisteva alla pioggia di razzi russi sull’Ucraina. Quando è spuntato tempo fa nel Mediterraneo l’incrociatore russo di classe Slava, Varyagh, progettato per il combattimento anti nave, si è compreso che gli “avvertimenti” di Mosca si allargano verso Occidente, sopra e sotto il mare. La Akademik Pashin, nave da appoggio logistico ai primi di febbraio è entrata nel mar Ionio verso il Canale d’Otranto, forse affiancata da una corvetta lanciamissili. Un altro giallo che ha messo in agitazione i radar della Difesa. L’estate scorsa l’intelligence della Marina militare aveva stimato la presenza di almeno 18 navi russe e due sottomarini pericolosamente presenti nelle acque del Mar Mediterraneo, fra le coste meridionali della Grecia e quelle di Egitto e Libia.

Il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino, ieri ha spiegato nell’audizione alla Commissione difesa della Camera che la preoccupazione sale per "l’aumento impressionante della flotta russa nel Mediterraneo e nel Mar Nero, con puntate verso lo Jonio". Provocazione anti Nato, messaggio per dire occhio siamo forti anche in acqua? Operazione per distrarre l’Occidente che appoggia l’ Ucraina? Forse un po’ uno e un po’ l’altro. L’ammiraglio non usa giri di parole. "Nel Mediterraneo, molto affollato, c’è un ‘equilibrio instabile. Non si erano mai visti quattro gruppi portaerei alleati: italiano, francese, americano e la nave anfibio spagnola. I russi arrivano fino allo Jonio, fanno puntate con un gruppo di tre navi moderne. La più sofisticata ora si trova in Sudafrica e ha imbarcato i missili ipersonici: credo che la nave possa entrare nel Mediterraneo. Secondo Mosca è la più moderna al mondo. La situazione è turbolenta, il rischio di incidenti è alto, se succede non si sa mai dove si può andare a finire".

Un rischio in una occasione scongiurato proprio dall’Italia. Un nave russa ha lanciato droni verso un’operazione di volo americana e una nostra nave si è interposta per essere pronta tutelare gli aerei Usa. E ancora: "L’aumento della flotta di Putin nel Mediterraneo e nel mar Nero ha raggiunto un livello che non si vedeva nemmeno ai tempi della Guerra Fredda. Non si tratta di una minaccia diretta al territorio nazionale, ma aumenta la tensione perchè i russi hanno un atteggiamento aggressivo".

Le navi russe scendendo dal mar nero si allargano dalla Siria verso la Libia e Gibilterra. Provocazioni simili sono frequenti nel mar Baltico, terra di confine ad alta tensione. "La presenza russa nel Mediterraneo c’è sempre stata – dice l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già ministro della Difesa –, ma questo innalzamento è un chiaro segnale politico per dimostrare che nonostante la guerra Mosca può allargare la propria presenza altrove. E inoltre appare come un segnale all’Italia perchè i russi sanno che qui il governo ha una posizione decisa di appoggio a Kiev, ma l’opinione pubblica è forse più divisa e più debole su questo aspetto rispetto ad altri Paesi".

Dunque nel Mare nostrum c’è un "innalzamento del livello di osservazione" con la flotta italiana già in pattuglia sopra e sotto il mare nell’ambito dell’Operazione Mediterraneo sicuro. Tradotto significa che sono state messe in campo maggiori risorse di unità navali militari accanto a quelle già impegnate nella sicurezza di routine. Non è un caso se nelle settimane scorse, per esempio, la fregata Alpino è partita dal porto di Taranto per un periodo di missione nell’ambito del Carrier strike group guidato dalla portaerei americana Uss George H.W. Bush, gioiello della Marina Usa in Europa, per garantire "la difesa delle minacce subacquee" nell’ambito dell’Alleanza atlantica.

Non dimentichiamo che sul fondo del Mediterraneo corrono i cavi sottomarini che garantiscono le comunicazioni e i gasdotti che assicurano gli approvvigionamenti all’Italia da Albania, Tunisia, Algeria e Libia. Merce pregiata di questi tempi. L’attentato ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 (settembre 2022) sono una lezione che ha fatto innalzare il livello di sicurezza. E in caso di emergenza l’Italia può mettere in campo un gruppo navale in 24 ore, capace di rimanere in missione a tempo indefinito perchè, come fanno i russi, i rifornimenti avvengono in mare. È una task force tridente: portaerei, gruppo anfibio e il tandem sommergibili- forze speciali.