di Alessandro Farruggia Per la seconda volta un cinque giorni i russi annunciano la presa di Mariupol. "La città è stata liberata dalle forze armate della Federazione Russa e dalla milizia della Repubblica popolare di Donetsk. La città è sotto il controllo russo" dice il ministro della Difesa della Russia Sergej Shoigu a Vladimir Putin, in diretta tv, salvo poi sostanzialmente contraddirsi affermando che "circa 2 mila soldati ucraini sono assediati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol e restano asserragliati e ci vogliono circa tre o quattro giorni per completare questo lavoro ad Azovstal". Già. La resistenza continua. E qui Putin – avvertito dei costi militari di un assalto – saggiamente decide di non farlo. "Ritengo inopportuno il proposto assalto all’acciaieria" dice davanti alle telecamere a Shoigu. Che prontamente si adegua: "Va bene". "In questo caso – ha spiegato Putin riferendosi al possibile assalto all’acciaieria – dobbiamo pensare a preservare la vita e salute dei nostri soldati e ufficiali. Non c’è bisogno di addentrarci in quelle catacombe e strisciare sottoterra, sotto quelle strutture industriali". "Blocca questa zona industriale – ha aggiunto Putin – in modo che nemmeno una mosca possa entrare o uscire". E così sarà. Il costo di un una conquista dell’impianto esteso per 11 ettari e con 24 chilometri di gallerie e bunker su sei livelli, sarebbe stato troppo alto: almeno centinaia di uomini. In un contesto simile, chi si difende o infatti avvantaggiato. Meglio un assedio, lasciando che i difensori finiscano munizioni e cibo, pur se ci vorranno anche delle settimane. L’importante per i russi è fare la parata della vittoria nel centro di Mariupol – che ormai controllano – il 9 maggio. "Mariupol non è ancora persa, ci siamo attrezzando per sbloccare militarmente la città, ma è difficile, servono le armi giuste" ha detto ieri il presidente ucraino Volodymyr ...
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