Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo zar ferma l’assalto all’acciaieria Soldati ucraini barricati sotto terra

Il presidente russo e il suo ministro della Difesa dichiarano che Mariupol è presa, ma c’è chi resiste ancora

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di Alessandro

Farruggia

Per la seconda volta un cinque giorni i russi annunciano la presa di Mariupol. "La città è stata liberata dalle forze armate della Federazione Russa e dalla milizia della Repubblica popolare di Donetsk. La città è sotto il controllo russo" dice il ministro della Difesa della Russia Sergej Shoigu a Vladimir Putin, in diretta tv, salvo poi sostanzialmente contraddirsi affermando che "circa 2 mila soldati ucraini sono assediati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol e restano asserragliati e ci vogliono circa tre o quattro giorni per completare questo lavoro ad Azovstal". Già. La resistenza continua.

E qui Putin – avvertito dei costi militari di un assalto – saggiamente decide di non farlo. "Ritengo inopportuno il proposto assalto all’acciaieria" dice davanti alle telecamere a Shoigu. Che prontamente si adegua: "Va bene". "In questo caso – ha spiegato Putin riferendosi al possibile assalto all’acciaieria – dobbiamo pensare a preservare la vita e salute dei nostri soldati e ufficiali. Non c’è bisogno di addentrarci in quelle catacombe e strisciare sottoterra, sotto quelle strutture industriali". "Blocca questa zona industriale – ha aggiunto Putin – in modo che nemmeno una mosca possa entrare o uscire". E così sarà.

Il costo di un una conquista dell’impianto esteso per 11 ettari e con 24 chilometri di gallerie e bunker su sei livelli, sarebbe stato troppo alto: almeno centinaia di uomini. In un contesto simile, chi si difende o infatti avvantaggiato. Meglio un assedio, lasciando che i difensori finiscano munizioni e cibo, pur se ci vorranno anche delle settimane. L’importante per i russi è fare la parata della vittoria nel centro di Mariupol – che ormai controllano – il 9 maggio. "Mariupol non è ancora persa, ci siamo attrezzando per sbloccare militarmente la città, ma è difficile, servono le armi giuste" ha detto ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ma allo stato è una impresa sostanzialmente impossibile.

"Mariupol non è caduta" assicura a Rtl France il vicesindaco della città ucraina, Sergei Orlov. "I russi – afferma – non sono stati in grado di prendere Mariupol in oltre 50 giorni. Ci sono attacchi aerei, bombardamenti continui, ma se è vero che la Russia ha occupato temporaneamente gran parte della nostra città, l’esercito ucraino tiene ancora la sua parte meridionale e continua a difenderlo".

Anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, intervenendo alla conferenza stampa di aggiornamento sulla situazione ucraina ha detto che "è discutibile" che il presidente russo Vladimir Putin controlli Mariupol. "Non ci sono ancora prove che Mariupol sia completamente caduta. Non c’è ancora evidenza alcuna".

Per i 120 mila civili intrappolati in città – un migliaio dei quali nascosti nei sotterranei dell’acciaieria – il martirio continua. "Nessun autobus è riuscito ad arrivare oggi a Mariupol per le evacuazioni di civili" ha detto in una conferenza stampa il sindaco Vadym Boychenko. "Le persone evacuate ieri sono state 80, ha aggiunto il sindaco. Tre bus scolastici partiti da Mariupol con a bordo diverse donne e bambini sono giunti questo pomeriggio a Zaporizhzhia, dopo aver trascorso la notte a Berdyansk". Tutti gli altri, restano in trappola.

Nel Donbass la battaglia continua. A Rubizhne, ancora in gran parte sotto controllo di Kiev, si combatte strada per strada, i russi avanzano lentamente nella zona di Popasna, dove hanno preso un quartiere della città della quale controllano la metà. Più a nord russi hanno raggiunto la periferia di Dibrovne, a sud di Izium. Nella regione di Zaporizhzhia hanno invece preso qualche villaggio a sud di Velika Novosilka. Bombe cadono avunque nel sudest. Gli ucraini da parte loro tengono ad Adviidka e nel resto del Donbass, hanno nel mirino Kherson e sono avanzati verso il nodo strategico di Kupiansk, cruciale per la logistica dello sforzo bellico di Mosca. Il bilancio dei russi non è positivo considerato che impiegano 85 BTG (gruppi tattici di battaglione), 20 dei quali “freschi“: come dire 51-68 mila uomini più almeno i due terzi dei 40 mila delle repubbliche del Donbass. E con il 9 maggio che si avvicina, ancora non hanno sfondato.