Giovedì 18 Aprile 2024

Lo zar fa il bullo: all’Ue serve il mio gas Ma l’oligarca perde l’ex villa di Onassis

Abramovich sotto tiro, sequestrata anche la casa in Costa Azzurra dove aveva vissuto re Edoardo VII

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di Giovanni Rossi

Non si può più stare tranquilli neppure alle Figi, 500 isole e 320 isolotti nel Pacifico sudorientale, a 17mila chilometri dalle tradizionali rotte mediterranee. La scena è questa. Arriva nel principale porto dell’arcipelago il lussuoso panfilo Amadea, 106 metri di accessoriata bellezza, e il governo figiano – preavvisato dall’ambasciata americana – immediatamente sequestra la proprietà nautica di Suleiman Kerimov, oligarca di primaria stazza, intimo di Vladimir Putin: uno tra i selezionatissimi convocati al Cremlino prima dell’invasione ucraina (nonché sospetto tesoriere svizzero dello Zar).

Uno dopo l’altro, i gioielli navali dell’inner circle moscovita cadono preda delle confische occidentali. Le proprietà ancora in salvo, perché in mare aperto (ma sorvegliate dai satelliti americani) o rifugiate in complici tortughe, sanno di avere le settimane contate. I porti sicuri stanno diventando sempre di meno e la caccia ai sanzionati sempre più aggressiva. Amadea, partito dal Messico a fine marzo, non aveva la documentazione doganale in regola. Infrazione normalmente superabile a suon di bonifici (o mazzette). Stavolta no. Non appena terminato l’ormeggio a Lautoka Wharf, arriva l’ordine di sbarco. Con tanto di stressante interrogatorio dell’equipaggio.

Poche ore prima ad Amburgo i poliziotti tedeschi erano saliti a bordo del Dilbar, lo yacht più grande (e costoso) del mondo per volume interno, già bloccato a inizio marzo. Questo gioiello da 600 milioni di dollari – lungo 156 metri, con piscina coperta, due eliporti e 20 lussuose cabine – è ora ufficialmente sotto sequestro dopo il rimpallo tra autorità portuali e governo. Le indagini riconducono la proprietà a Gulbakhor Ismailova, sorella di Alisher Uzmanov, il magnate russo-uzbeko (al quale era già stata sequestrata una megavilla in Sardegna). È solo l’ultima gemma navale di una caccia senza sosta alle meraviglie in rimessaggio nei porti europei, come il panfilo a vela più grande del mondo, il Sailing Yacht A di Andrey Melnichenko, lungo 143 metri e del valore di 530 milioni, bloccato a Trieste, o come Amore mio dell’oligarca Igor Sechin (Rosneft), sequestrato a La Ciotat, in Francia.

Neppure negli incubi peggiori, i magnati russi avrebbero potuto immaginare un simile destino da indesiderati. Se prima c’era la gara ad accaparrarsi il loro favore e la loro presenza, ora la gara – rovesciata – è a disconoscerli. Per esempio, giusto 48 ore fa, Cipro ha revocato la cittadinanza – acquistata al prezzo di almeno 2,5 milioni di investimenti nell’isola – a ben 21 russi che tra Nicosia e Avdimou avevano piazzato finanze e teli mare. Nella lista dei ’radiati’ spiccano quattro sanzionati dalla Ue (più mogli, figli e parentado). La figura più rilevante è Aleksander Ponomarenko, presidente della società che gestisce l’aeroporto internazionale di Sheremetyevo, a Mosca.

Anche a Roman Abramovich, ora in rotta con il Cremlino, le cose continuano ad andare relativamente male, nonostante la richiesta di clemenza sul suo nome invocata dal presidente ucraino Zelensky in virtù del ruolo di pontiere nei colloqui di pace. L’ex pupillo di Putin ha subito un sequestro beni da 7 miliardi di dollari nel paradiso fiscale dell’isola di Jersey, oltre alla villa sequestrata a Cap d’Antibes, Chateau de la Croë, un gioiello dove in passato ha vissuto anche re Edoardo VII e che è stato tra le proprietà di Onassis. E ieri due suoi stretti partner d’affari, Evgeniy Tenenbaum, direttore del Chelsea, e David Davidovich, intestatario dello yacht più piccolo tra i cinque dell’oligarca, si sono visti alleggerire di proprietà per un totale di 12 miliardi. Che fine faranno questi asset e questi soldi? "Vanno messi a frutto", risponde il consigliere Usa per la sicurezza Jake Sullivan. Una delle ipotesi è che concorrano a finanziare la ricostruzione dell’Ucraina.