"Lo zar è stanco ma rivuole l’impero L’ambizione di passare alla storia"

Lilin, autore di “Educazione siberiana“: "Vuole uscire di scena dopo aver sanato la ferita della fine dell’Urss"

di Davide Nitrosi

"Non è stato un gesto improvviso. È una decisione presa a mente fredda, prevedibile da tempo. L’Occidente non ha saputo capire i messaggi che arrivavano dalla Russia". Nicolai Lilin, scrittore di origine russe, autore del libro Educazione siberiana, è stato una Cassandra: nessuno lo ha ascoltato.

Perché non lo abbiamo capito?

"I russi parlando molto con le metafore, sono asiatici da questo punto di vista. E Putin le usa molto. Negli ultimi anni ha fatto capire più volte che vuole uscire dalla scena politica".

E quindi che cosa dovevamo aspettarci?

"Putin è un ambizioso, è entrato in politica con il desiderio di passare alla storia come la persona più importante per la Russia. Vuole uscire dalla scena politica non prima di avere riparato il danno provocato dallo smembramento dell’Urss. È da 20 anni che opera per questo".

Gli mancava l’Ucraina?

"Sì. Ha fatto accordi con le repubbliche asiatiche ex sovietiche, è intervenuto nel Caucaso tra il 1998 e il 2005, in Cecenia, nel Daghestan. E quando nel 2008 l’America ha cercato di destabilizzare l’Ossezia con la Georgia ha risolto il problema in 10 giorni. La Bielorussia è un paese satellite, un corridoio tra Polonia e Paesi baltici. L’ultimo paese del puzzle era l’Ucraina. I baltici non gli interessano, dice che sono più tedeschi che russi e sono nella Nato".

Ma gli basta il Donbass?

"No. L’Ucraina fa parte del mondo russo, è abitata da milioni di russi. Putin non vuole uscire dalla scena pubblica lasciando al successore una bomba a orologeria".

Difficile da capire per noi.

"Perché la sua mentalità è totalmente opposta alla nostra. Per la Russia i veri secessionisti sono a Kiev, dove sostengono la politica americana, impediscono ai russi che vivono in Ucraina di parlare russo. Bisogna capire come ragiona, non si può liquidare solo come un dittatore. Putin vuole riprendersi l’Ucraina ma non vuole annetterla, anche se molto dipende dalla resistenza che troverà".

L’Occidente non può che condannare l’aggressione.

"Tutte le guerre sono sbagliate. L’Occidente parla di peacekeeping, di bombe intelligenti: ma cosa ha fatto in Iraq, in Libia e in Afghanistan? Quanti milioni di vittime civili? Putin sta facendo una cosa sbagliata, ma la sua è un’azione militare preventiva perché si è sentito minacciato dall’avanzare della Nato. Immaginate che il Canada decidesse di allearsi con la Russia facendo entrare militari e armi russe. Cosa farebbero gli Usa? Era da anni che si doveva intensificare l’azione diplomatica".

Perché Putin vuole lasciare?

"Non ce la fa più mentalmente. È stanco, staccato dalla nuova realtà, soprattutto non capisce i giovani russi che sono interessati ai diritti civili e usano il web. Si parla a loro come a chi tiene ancora il ritratto di Stalin in casa". L’opinione pubblica russa come valuta la guerra?

"È divisa anche se la maggioranza approva. Il problema per Putin sono appunto i giovani: non sa che cosa fare con loro. Non cambia la sua propaganda, né il suo modo di ragionare. Ma quando i ragazzi lo vedono in tv si chiedono: che cazzo ci fa ancora qui? Molti giovani non vanno a votare".

Chi sarà il successore di Putin?

"Si parla di due potenziali successori, ma solo uno è definito: il presidente della Duma Vyacheslav Volodin. Il passaggio potrebbe avvenire entro 5 anni, se non prima, se non fra 2".

L’uscita di scena di Putin potrebbe cambiare la Russia?

"È la corte che fa il re. Se il successore terrà lo stesso entourage non cambierà nulla. Perché il sovrano legge la realtà attraverso il prisma che gli forniscono i suoi consiglieri".