Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo tsunami atlantico fa paura Crollano le Borse europee Gli analisti: stop al rialzo dei tassi

Milano si ferma a 26.183 punti, è la maglia nera nel Vecchio continente. Giù i titoli degli istituti bancari. Gentiloni tranquillizza: non c’è un reale rischio. E Giorgetti: il nostro sistema di credito è solido

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di Elena Comelli

Non sarà una nuova Lehman Brothers. Le Borse europee, però, crollano malgrado le rassicurazioni e bruciano 291 miliardi di euro in una sola giornata. Seduta da dimenticare per Milano, che ieri ha perso il 4,03% a 26.183 punti, mandando in fumo oltre 24 miliardi di capitalizzazione. Anche Francoforte ha lasciato sul terreno il 3,01%, Parigi il 2,9%, Londra il 2,67% e Amsterdam il 2,12%, mentre Wall Street, dopo un avvio incerto, si è riportata in terreno positivo. Nonostante le rassicurazioni delle autorità Usa, infatti, il mercato teme l’effetto contagio.

La ragione principale del crollo dei mercati europei è che l’Europa segue ciò che accade negli Stati Uniti, ma gli effetti tendono a moltiplicarsi, perché le Borse europee sono più deboli. C’è poi un dettaglio fondamentale: i mercati nel Vecchio Continente sono più soggetti al settore bancario, in primis Piazza Affari, che è particolarmente bancocentrica. Tra i principali titoli milanesi, ieri le banche sono state bersagliate dalle vendite, con Bper Banca -9,51%, Banco Bpm -8,09%, Unicredit -9,01% e Intesa Sanpaolo -6,10%. Il sentiment degli investitori è negativo soprattutto nei confronti degli istituti che negli ultimi anni hanno mostrato problemi di liquidità, anche se in realtà le banche europee hanno margini di sicurezza maggiori rispetto a quelle americane e le regole di controllo di bilancio qui sono più dure. Il rapporto tra impieghi e depositi è mediamente dell’80% in Europa e questo rende i problemi di liquidità davvero rari. In Italia il tasso di copertura della liquidità, che tampona i momenti di crisi, è del 160%, mentre il coefficiente netto di finanziamento stabile, più a lungo termine, è del 130%, ben al di sopra del 100% richiesto, dice l’Abi. In generale, le banche europee hanno 3mila miliardi di liquidità in eccesso, pari a un quarto dei depositi. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, all’Eurogruppo a Bruxelles, ha rassicurato la platea: "Non credo che ci sia un reale rischio di contagio in Europa al momento". In una nota del ministero dell’Economia e delle Finanze si precisa che "il ministro Giancarlo Giorgetti segue con attenzione gli sviluppi delle vicende legate alla Silicon Valley Bank e alle decisioni prese dalle autorità monetarie americane" e si aggiunge che "il sistema bancario italiano ed europeo è regolarmente monitorato dalle autorità di vigilanza e supervisione".

Di fatto, però, ci troviamo ancora una volta di fronte a una crisi che né le autorità di vigilanza né le agenzie di rating hanno visto arrivare, come quella di Lehman Brothers. Si tratta, quindi, di un evento da non sottovalutare, soprattutto dal punto di vista della politica monetaria. Un periodo molto lungo di tassi d’interesse prossimi allo zero, infatti, favorisce sempre la formazione di debiti che presentano rischio di tasso o di credito elevati. E basta una stretta monetaria per far uscire gli scheletri dall’armadio.

È probabile che ora nella Fed e nella Bce le idee bellicose che sembravano prevalere fino alla settimana scorsa verranno corrette, in favore di un maggiore gradualismo, ma con un’inflazione ancora così lontana dai target tradizionali la stessa credibilità delle banche centrali non consente brusche inversioni di rotta. Gli investitori , scommettono su un rallentamento della stretta monetaria: "I mercati tenderanno a forzare la mano alle banche centrali", sostiene Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte. "Nel frattempo, però, rimane il tema inflazione, soprattutto per l’area euro, che costringe la Bce ancora a manovre restrittive", precisa. La Fed potrebbe essere la prima a rallentare la sua politica restrittiva e la Bce potrebbe seguirla in ritardo, prevede Cesarano: perché è "partita in ritardo con le manovre restrittive" e perché è "alle prese con l’inflazione core, che potrebbe necessitare ancora di qualche mese prima di dare segnali di calo".