Lo studente sfiduciato: "Turni infiniti, salari bassi"

Perché no al pronto soccorso: "È un ruolo non riconosciuto come merita"

Federico Ruoli, specializzando in Oftalmologia

Federico Ruoli, specializzando in Oftalmologia

Milano, 3 agosto 2022 - Federico Ruoli ha trent’anni, lavora all’ospedale San Matteo di Pavia, è specializzando all’ultimo anno: Oftalmologia. Al momento di scegliere non ha avuto dubbi, perché "in una medicina iperspecialistica ti deve piacere davvero quello che fai". A Medicina d’urgenza non ha proprio pensato, la sua esperienza (è tra i fondatori di MeSlo, associazione degli specializzandi in Lombardia, e rappresentante di Federspecializzandi per le scuole chirurgiche nell’Osservatorio nazionale formazione sanitaria specialistica) non gli ha fatto cambiare idea. E non è solo una questione di soldi.

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Perché Medicina d’urgenza no? "Innanzitutto per predisposizione: amo stare in sala operatoria e preferisco l’ambito ambulatoriale al reparto o al pronto soccorso, abbiamo molta più autonomia. Posso gestire il paziente dalla diagnosi al follow-up. E, non lo nego, è un campo che permette di svolgere attività libero-professionale".

Mentre per un medico d’emergenza-urgenza è dura. "Esatto, a meno di non acquisire competenze ulteriori. Non è da sottovalutare il fattore retribuzione: c’è un enorme gap con l’impegno richiesto, soprattutto dai pronto soccorso di oggi, che hanno sempre più lavoro e sempre meno personale. Per tamponare le carenze si sono create ’corsie parallele’ di gettonisti e co-co-co, che sono pagati meglio e hanno più libertà sulla turnistica degli strutturati (assunti, ndr). Se il bonus notturno di uno strutturato vale quanto un’ora del gettonista, non stupisce che ci sia chi si dimette per lavorare a chiamata".

Ma la specializzazione è una scelta che si fa a monte. "Certo, e c’è chi ama il lavoro su turni, che può dare più libertà, la possibilità di staccare. Ma se si è sovrasfruttati, se i turni sono massacranti, il tempo libero serve solo per recuperare. Penso che il pronto soccorso oggi sia tra gli ambienti più difficili in cui lavorare, ci sono tantissimi rischi. Professionali, se fai troppe ore e vedi troppi pazienti; anche i premi assicurativi per chi ci lavora sono più alti. E personali: il rapporto con l’utenza non è filtrato, si è più esposti anche fisicamente. Il problema più grosso però penso sia la qualità del lavoro. E il ruolo".

In che senso? "Medicina d’urgenza è una specialità relativamente ’giovane’ (in Italia esiste dal 2008, ndr), chi la frequenta sa cos’è un medico d’urgenza, ma il sistema, la politica, no. Si pensa ancora che in pronto soccorso possa andare qualsiasi specialista, o anche non specialista, e l’urgenza di ’tappare i buchi’ peggiora questa situazione. L’idea di studiare anni per imparare qualcosa che so fare solo io, ma che non mi viene riconosciuto mi avrebbe fatto sentire limitato".

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