Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo strazio del papà: sono i sandali di Gioele "È omicidio-suicidio". Per il pm pochi dubbi

Oggi l’autopsia, ma i periti ammettono: sarà difficile scoprire le cause del decesso. La procura: mamma e figlio morti nello stesso punto.

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di Nino Femiani

Poco dopo mezzogiorno arriva la ‘sentenza’: è lui, è Gioele. Ancora prima della prova genetica che dichiarerà, in maniera incontrovertibile e ufficiale, che quello scheletro mutilato appartiene al bambino di 4 anni di cui si era persa ogni traccia dalla mattina del 3 agosto, è Daniele Mondello, il papà di Gioele, ad ammettere: sì, sono le sue cose. Lo fa non abbracciando i mortali resti del bambino, procedura non ancora possibile, ma tenendo tra le mani i sandaletti blu del bambino e i brandelli di una maglietta che un tempo aveva anch’essa un colore che si avvicinava a quello del cielo. "Sì, questi sono gli indumenti che indossava quella mattina. Quelle scarpe gliele ho comprate io con Viviana. Sono di Gioele", dice tra le lacrime nella caserma della polizia ‘Calipari’ dove si è recato con il padre Lillo, il suocero Luigi e il consulente medico della famiglia, Elvira Certa.

La salma del bambino è, in queste ore, nell’obitorio del Policlinico di Messina. Forse già a partire da oggi inizieranno gli esami che porteranno a capire le cause del decesso. Insieme al medico legale, Elena Ventura Spagnolo, anche l’entomologo forense Stefano Vanin, che aveva in passato partecipato alle indagini su Yara Gambirasio e Melania Rea. "Sarà difficilissimo stabilire la causa della morte", mettono le mani avanti. Il giorno dopo il ritrovamento del cadavere del piccolo, le indagini continuano, nonostante nel campo base, piazzato nell’area del distributore Ip, ormai ci sia poca animazione, solo qualche furgone della Scientifica che sta ultimando i rilievi nella boscaglia delle Madonie, in cerca delle parti rimanenti del corpo straziato dalle bestie selvatiche (suini neri, volpi e forse qualche cane) che popolano quella selva inestricabile che ha occultato per oltre due settimane il corpicino di Gioele.

Restano gli interrogativi sul tappeto. Il primo, fondamentale: come è morto Gioele? "Madre e figlio potrebbero essere morti insieme, nello stesso luogo", dice il procuratore di Patti, Angelo Cavallo. Ma come? "Il primo passo da fare – aggiunge – è quello di valutare i luoghi dove sono stati ritrovati i vari resti che purtroppo erano sparsi. Poi i possibili tragitti della signora, del bambino, dei terzi, di animali. Dalla zona dove abbiamo rinvenuto i resti, percorrendo 50-60 metri di boscaglia, si arriva a un sentiero che potrebbe essere collegato al traliccio, ma è un’area con vegetazione fitta. Tra i due luoghi in linea d’aria c’è una distanza di circa 300 metri". Quindi il primo dato, forse definitivo: Gioele è morto nello stesso punto in cui è stata trovata Viviana, la mamma-dj, sotto un traliccio dell’alta tensione. Da qui il corpo del piccolo è stato spostato, lungo un percorso che porta a una tana, smembrato lungo il trasferimento.

C’erano delle altre persone in quei luoghi? E qui arriva il secondo dato certo. "Stiamo analizzando sia le celle di aggancio della zona sia quello che c’era sul tablet e nel cellulare della signora (rimasti a casa, ndr). Ma per ora non ci sono risultanze su chiamate telefoniche". Il terzo punto, fondamentale, riguarda le condizioni di salute mentale della signora. La deejay soffriva di paranoia e ha avuto un crollo mentale dovuto a una crisi mistica. Risulta da un certificato medico rilasciato dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto e che la donna teneva nel cruscotto dell’auto. "Viviana non era in cura e non seguiva terapie, ha solo preso per 4 giorni due pillole e poi ha smesso di sua volontà", replica il marito Daniele. Un punto decisivo perché si tratta di capire se Viviana possa aver recitato il ruolo della mamma-assassina o se sia stata vittima col figlio di un brutto incontro nel bosco, aggredita da animali feroci o da quelli che lei percepiva come tali.