Giovedì 25 Aprile 2024

Lo strappo di Pechino Stop ad armi e affari

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Se all’inizio del conflitto quella di Pechino era stata considerata una posizione prudente, i mesi successivi hanno confermato come la Cina stia osservando questa ‘operazione militare speciale’ sempre più dall’esterno e sempre più con disagio. Il presidente Xi Jinping non solo non ha concesso l’appoggio militare in cui il presidente Putin confidava, ma si è anche guardata bene dall’assicurare alla Russia legami commerciali tali da supplire, anche solo in parte la perdita del mercato occidentale per Mosca.

Non solo per il gas, ma soprattutto per l’import e per l’export, dove Mosca con le sanzioni ha perso rispettivamente il 52% e il 50% del proprio mercato. L’ultimo tentativo da parte del presidente Vladimir Putin di portare i cinesi dalla sua parte è stato fatto durante il vertice della Sco, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che si è tenuto dieci giorni fa a Samarcanda e dove la Russia è stata trattata con grande freddezza da tutti i Paesi presenti, fra cui Cina, Turchia, Iran e India.

Il sinologo, Francesco Sisci, ritiene che in quella occasione si sia consumato un vero e proprio ‘divorzio consensuale’ fra Mosca e Pechino, con quest’ultima decisa a marcare la distanza per più motivi. Fra questi, ci sono anche le posizioni che la Russia sta lasciando scoperte a causa della guerra in Ucraina in Asia Centrale. Territori fino a pochi anni fa sotto l’influenza quasi esclusiva della Russia, ricchi di materie prime importanti e molto strategici in funzione delle nuove vie commerciali che la Cina vuole creare con la Belt Road Initiative.