Giovedì 25 Aprile 2024

"Lo Stato non può imporre il bene". Il filosofo: di troppe regole si muore

Silvano Petrosino, docente alla Cattolica, mette in guardia il governo. "La pretesa del controllo è pericolosa. Indirizzare le scelte individuali è la tentazione di tutti i regimi totalitari. C’è un limite che non può essere superato"

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"Vivere è imparare a crescere attraverso gli errori. Un figlio che obbedisce sempre al padre è peggio di un figlio che sbaglia, perché di troppe regole si muore". Silvano Petrosino boccia l’esasperazione dei divieti al tempo del Covid. Docente all’università Cattolica del Sacro Cuore, milanese, 65 anni, il filosofo avvisa: la pandemia è uno stress test per le democrazie. "Si registra – spiega – una tentazione pericolosa: voler imporre dall’alto il bene comune. Vizio tipico dei regimi totalitari, violenti o gentili che siano. Va bene la prevenzione, ci mancherebbe. Ma il nodo è: fino a che punto è legittimo limitare le libertà personali per mettere una società in sicurezza? E subito dopo: chi decide cos’è bene e cos’è male".

Professore, il tema è molto scivoloso. Davvero crede che in Italia la libertà sia in pericolo?

"Assolutamente no. Anzi, finora le scelte del governo sono state buone. L’Italia ha garantito i diritti di ciascuno e un certo benessere, o almeno la sopravvivenza delle classi sociali più deboli economicamente".

Però?

"Però faccio un discorso più generale. Incapsulare le responsabilità e le scelte individuali è un’idea ricorrente nella storia dell’uomo: l’abbiamo visto con Stalin, Hitler e Pol Pot. Insomma, facciamo attenzione a quel che ci viene proposto. O meglio: imposto".

Durante il vertice di ieri tra governo e regioni si è parlato di divieto di assembramenti nelle case, controlli e identificazioni dentro la proprietà privata. Manca solo il mandato di perquisizione...

"Messa così è una sonora cantonata. Il ministro Speranza mi è sembrato più cauto, ha parlato di raccomandazione. Ha detto: noi stabiliamo una norma. Fin qui lo seguo, l’assurdità è la pretesa del controllo".

Si può mettere tutto in sicurezza?

"Non possiamo impacchettare i comportamenti della gente come fossero un’opera di Christo. Non è solo una questione pratica. L’insicurezza è propria dell’uomo, ce l’ha nel Dna. Deriva dal fatto che sa di essere finito e mortale: la sua unicità sta in questo. Stevenson attraverso la storia di Jekyll e Hyde ha spiegato che Bene e Male sono inseparabili. Il bene si sceglie, non si impone. E non è un filtro magico a portarci in un istante qui o lì. Il nostro punto d’arrivo è preceduto da un travaglio molto lungo e spesso drammatico".

Ciascuno decide per sé e non per gli altri?

"I biblisti sottolineano che Dio fa affidamento al cuore dell’uomo. Il Signore dice: io ti do acqua e fuoco, scegli tu. E’ il libero arbitrio".

Che cosa le dà più fastidio in questo momento?

"Sentirmi dire: lo facciamo per voi. E allora perché non estendere il concetto anche al di fuori del Covid? Magari qualcuno domani può pensare di vietare certi programmi televisivi, affermando una determinata idea del bene. Chiedessero a me proibirei subito Temptation Island, ma per fortuna non decido nulla".

La scienza ha un ruolo in tutto questo?

"Si pone come complice, serve a suffragare le scelte dei governi. Ma io distinguo fra la scienza e la sua immagine mediatica, peraltro molto confusionaria in questo frangente. La scienza è tutto tranne che detentrice della verità: per definizione si fonda sul dubbio e l’ipotesi".

E la religione? La Chiesa tace da tempo sull’epidemia.

"Non si esprime perché oggi la sua parola è debole. E a dire il vero non è neppure sollecitata a intervenire".

Stiamo scivolando verso uno Stato etico?

"Manca ancora molto. Però ripeto: teniamo alta la guardia. Abbiamo imparato che le misure straordinarie, quelle a tempo limitato, da eccezioni diventano spesso la norma. E se questo accade è un disastro: tornare indietro è difficilissimo".

Ha questa paura?

"Mi ha stupito e preoccupato sentir dire dal premier che scaricare l’applicazione Immuni è un imperativo morale. Vogliamo scherzare?".

Lei l’ha scaricata?

"È un dilemma che non mi appartiene: non posseggo il telefonino".

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