Giovedì 25 Aprile 2024

Lo smarrimento del credente "Francesco vada a Kiev"

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"Vai a Kiev". Un appello. Una preghiera. Una speranza. Il destinatario: Papa Francesco. La consapevolezza che non ci siano altre vie di uscita. E poi, negli occhi, le immagini di morte, distruzione, corpi martoriati. Immagini dure. Nessuno pensava di rivederle: la memoria della guerra in Europa era lontana nel tempo. Il Maestro Pupi Avati, tutti i giorni, va a pregare: "Sì, mi inginocchio sulla panca che fu di mia madre. Mi dà sicurezza stare in San Giacomo in Augusta, la mia chiesa di via del Corso a Roma. Mi dà calore. Prego".

Perché le armi tacciano?

"Certo. Ma la mia preghiera ha un interlocutore preciso: il Papa".

La speranza è che faccia un miracolo?

"Non solo. Più semplicemente un appello, una preghiera: non restare in San Pietro. Parti, vai in Ucraina, vai nella piazza centrale di Kiev".

Con il cuore...

"No. Di persona. È l’unico modo per chiudere questo incubo che nessuno si aspettava".

La tragedia sembra non aver fine...

"Sembra. Per questo credo nell’autorevolezza del Santo Padre. Solo lui può mettere fine al massacro".

Perché questo appello?

"Non posso credere che a poche migliaia di chilometri la gente si getti nelle pozze per bere, che i bambini muoiano, che i soldati sparino. Forse nemmeno loro, terribili soldati, sanno quel che stanno facendo. Solo la presenza del Papa, magari accompagnato dal Patriarca russo, può mettere la parola “fine“.

Le guerre ci sono sempre state.

"Ricordo, ero bambino, le bombe su Bologna nella seconda guerra mondiale. Certo mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere di nuovo scene di distruzione e orrore a due passi da casa".

Scene anacronistiche?

"Il problema è questo. La sensazione è che tutto sia fuori dal tempo. Quando parla, Putin è fuori sincrono. Le parole non corrispondono a quello che la bocca esprime. Terribile".

Quale sentimento prova per Putin?

"Grande pena. È fuori dal tempo. Ha portato un continente alla regressione. Un contesto inverosimile".

Sicuro che il Papa sia la soluzione?

"Sì. Penso a quel 2020, il 27 marzo. In piena pandemia. Francesco attraversò, solitario, piazza San Pietro. Lui pregò. E tutti, credenti e non, capirono che ce l’avremmo fatta. Ora rivolgo la mia preghiera: Santo Padre, vada a Kiev di persona. Ponga fine a questa atto barbarico. Credo nella sua autorevolezza".

Una preghiera intima...

"No, se no non ne parlerei con tutti, amici e conoscenti, credenti e non. E la gente mi ascolta. Ed è d’accordo con me. Francesco, ti prego, vai a Kiev".

francesco ghidetti