Sabato 20 Aprile 2024

Lo sfogo di Brunetta "Offeso per la statura Soffro ma non mi fermo"

Il ministro dribbla gli insulti, lancia l’Unione repubblicana e accusa Berlusconi. Continuano le manovre per un’alleanza moderata, contatti con Calenda e Toti

di Elena G. Polidori

L’agenda Draghi come sestante e l’idea di "un’Unione e un rassemblement repubblicano per tutti quelli che hanno sostenuto il Draghi", con un programma comune che guardi all’Europa e al Pnrr. Insomma, "un’unione repubblicana che salvi il Paese". Parte così, dal transfugo azzurro e ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta (nella foto) la costruzione dell’asse politico di centro destinato a raggruppare tutte le forze in campo lontane dal centrodestra, ma forse non dal Pd e dal campo chiuso definitivamente da Enrico Letta al M5s.

Tra i nomi potenziali di questo rassemblement ci sono (almeno in teoria) Toti, Renzi, forse Calenda, con il governatore della Liguria che ieri ha voluto sostenere il ministro dopo gli attacchi ricevuti da Forza Italia dopo la scelta di allontanarsi dal partito. Lo sfogo di Brunetta, in diretta tv da Lucia Annunziata, è stato particolarmente sentito: "È una vita che io vengo violentato per la mia altezza o bassezza mi dicono tappo o nano... E ho sofferto su questo e continuo a soffrire, non mi è passata, ma ho le spalle larghe. Io non lo dico per me, ma per tanti bambini che non hanno avuto la fortuna di nascere alti e belli, e che stanno soffrendo, e che magari guardando me possono dire ’guardate Brunetta, che tappo com’è fa il ministro’". Brunetta se l’è presa anche con la compagna di Berlusconi ("con lui si è rotto qualcosa"), Marta Fascina, che qualche giorno fa aveva pubblicato una storia Instagram contro di lui, con la famosa canzone di De Andrè sui nani.

Le parole del ministro hanno suscitato solidarietà bipartisan. Brunetta ha anche raccontato retroscena della decisione di Berlusconi di far cadere Draghi: "Decisione presa alle nostre spalle". Al netto dei sassolini tolti dalle scarpe, il progetto centrista ancora in nuce potrebbe vedere in prima linea gente del calibro di Calenda (se questi non chiuderà l’intesa con il Pd o deciderà comunque di andare da solo) a Renzi e, appunto, gli ex ministri Gelmini e Carfagna.

Un fronte che, diceva ieri anche Calenda, potrebbe veder presto approdare in Azione proprio le ex ministre azzurre, aggiungendo: "Noi andremo con chi condivide il programma che presenteremo, ma non con chi vuole fare un’alleanza contro la destra, che non significa nulla". Il cantiere è in ogni caso ancora aperto, i contatti si susseguono e forse in settimana se ne saprà qualcosa di più chiaro. Ci sarà anche Renzi in questa grande, possibile aggregazione al centro? L’ex premier e leader di Italia Viva (che ha anticipato la Leopolda ai primi di settembre), è cauto: "Le alleanze non si fanno sulla base della simpatia, ma delle idee che devono essere chiare, forti e condivise speriamo di poter allargare il cerchio. Ma siamo pronti ad andare a votare con il nostro simbolo e il nostro entusiasmo". Su un punto, Renzi e Calenda sembrano concordare: il veto su Luigi Di Maio, a cui invece apre a Letta che a sua volta ha chiuso a Calenda.