Giovedì 11 Aprile 2024

Lo sfogo di Bakayoko: "Messo in pericolo da quelle pistole puntate"

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di Nicola Palma

MILANO

"Sbagliare è umano, il punto sono i modi e i metodi utilizzati". A 17 giorni da quell’alba turbolenta, ecco la versione di Tiémoué Bakayoko sul controllo del 3 luglio in zona Garibaldi, a Milano. Lì il centrocampista rossonero, di origini franco-ivoriane, è stato fermato e perquisito dai poliziotti delle Volanti, che, dopo una sparatoria in corso Como, stavano cercando un’auto con due persone a bordo, di cui una con cappellino e maglietta verde (un identikit compatibile con quello di Bakayoko). Quando gli investigatori si sono accorti dello scambio di persona, hanno interrotto il controllo, eseguito per la Questura "in un contesto che giustificava l’adozione delle più elevate misure di sicurezza".

Non la pensa così Bakayoko: "Non capisco perché non mi abbiano semplicemente chiesto i documenti, perché non abbiano parlato. Mi sono ritrovato con la pistola a un metro da me". Per il calciatore, gli agenti "hanno messo le nostre vite in pericolo, a prescindere dalle ragioni che li avevano portati a fare questo. E penso che le conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi se non avessi mantenuto la calma: mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere se non avessi avuto la fortuna di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo".

Parole che hanno scatenato la reazione dei sindacati. Il segretario regionale del Siap, Dino Rizzi, ha parlato di "stupore tra gli agenti" perché "lì per lì Bakayoko non aveva espresso alcuna rimostranza. Con tranquillità, capito l’equivoco, l’operatore che lo aveva perquisito gli aveva spiegato tutto". Sulla stessa linea il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni: "Siamo certi che Bakayoko e chi si trovava sul suv con lui si siano potuti spaventare, ma questo non significa che le tecniche non siano state corrette e che la sicurezza delle persone sia stata messa a rischio". Telegrafico il governatore Attilio Fontana: "Il protocollo è quello. Una volta accertato che non c’entra niente, grazie e arrivederci".