Lo scrittore e i mercanti di morte "Il loro potere si basa sulla violenza"

Dazieri, l’autore della ’Cura del gorilla’: anche negli anni ’70 c’erano storie di droga di estrema crudeltà "Il problema oggi sono i giovani. La mia generazione inseguiva dei sogni, loro sembrano rassegnati"

Brutali pestaggi, punizioni esemplari e addirittura amputazioni. La cronaca delle violenze divenute la regola nei boschi della droga della Valcuvia, in provincia di Varese, sembra uscita dalle pagine della Cura del gorilla di Sandrone Dazieri, ma senza alcun disincanto e soprattutto quella robusta dose d’ironia noir che consentiva di prendere le distanze.

Dazieri, mai come in questo caso la realtà supera la (sua) fantasia. Cosa ne pensa?

"La cronaca dispensava storie di estrema violenza anche venti o trent’anni fa. Basta pensare alla Milano degli anni ’70, non è che i metodi Epaminonda (Angelo detto il ’Tebano’, personaggio di spicco della mala milanese, ndr) fossero molto diversi".

Ma in questo caso a comandare sono gli stranieri, nella fattispecie i marocchini, e le vittime gli italiani. Sorprendente?

"Non più di tanto. Sarebbe bello capire chi rifornisce di droga questi stranieri. Se sopra di loro non ci sono italiani che sfruttano il loro lavoro".

Anche la criminalità insomma si può ridurre a una questione di lotta di classe?

"Dagli anni ’80 quasi esclusivamente. Era un modo veloce per fare i soldi, prima negli anni ’70 dietro le scelte estreme di tanti della mia generazione c’era la politica, la voglia di cambiare il mondo facendo la rivoluzione. Poi è arrivata la Milano da bere e le cose per tanti sono andate bene così".

Oggi come allora tantissima violenza. Come se lo spiega?

"Perché in questo mondo quello è l’unico mezzo per mantenere il controllo. Queste sono persone disperate, vivono in condizioni disumane, nascoste nei boschi e sono disposte a tutto. La violenza è lontana dal nostro modo di vivere perché ognuno di noi ha qualcosa da perdere".

A fare da trait d’union la droga, che in periferia si compra nei boschi e in città viene consegnata porta a porta. Come se ne esce?

"Magari sarebbe il caso di distinguere tra droga e droga. Anche il vino altera la percezione e se in Italia fosse proibito nei boschi si venderebbero le damigiane. Il proibizionismo non serve in queste cose".

Abbiamo parlato di violenza, criminalità, droga come di un mondo immutabile. Ma i giovani? Anche loro sono sempre uguali?

"Loro mi sembrano cambiati. Ai nostri tempi c’era il sogno di una vita migliore. Oggi c’è in giro tanta rassegnazione. C’è stato il Covid e li abbiamo chiusi in casa per due anni, il lavoro è un’incognita".

Qual è oggi la trasgressione del gorilla?

"Andare a vivere in campagna e mettersi a coltivare la terra".

Roberto Canali