Lo schiaffo di Conte al Pd "Nel Lazio non saremo alleati"

Regionali, il leader dei Cinquestelle stronca D’Amato: "Sul suo conto c’è una questione morale". Democratici in piazza contro il governo: "La manovra va riscritta". Ma l’opposizione è divisa

Il Pd scende in piazza contro i tagli della manovra del governo Meloni e, in particolare, alla sanità e alle politiche sociali. Letta, dal palco di piazza Santi Apostoli rivolge un appello al governo affinché accolga "almeno le nostre proposte essenziali come opzione donna". Parole al vento. Paradossalmente, la manifestazione è del solo Pd, ma i lavori in commissione Bilancio della Camera sul testo della manovra procedono a rilento perché tutte le opposizioni fanno ostruzionismo.

Ma se le critiche alla legge di Bilancio sembrano unire le forze di opposizione, in realtà Pd, M5s e Terzo polo si muovono divise contro le scelte dell’esecutivo. Il candidato alla segreteria dem, Stefano Bonaccini, percepisce il pericolo e lancia la proposta di dar vita "subito, in Parlamento, a una alleanza con Terzo polo e M5s a difesa della sanità pubblica contro i tagli". Per Elly Schlein è cruciale essere "in piazza per manifestare la contrarietà alla manovra iniqua per i più fragili". Letta, sempre dal palco della piazza, rilancia il salario minimo e in commissione alla Camera dem e M5s sottoscrivono l’emendamento di Verdi e Sinistra sul limite minimo del salario a 10 euro. Dure anche le parole del leader del M5s, che definisce governo e maggioranza "dei patrioti all’amatriciana e dei sovranisti da operetta". Previsioni nefaste di Calenda: "Nel 2023 il disastro di questo Paese sarà la sanità".

Il problema non è solo che M5s non va in piazza con il Pd e, tantomeno, lo fa il Terzo Polo. Persino Verdi e Sinistra manifestano per conto loro e solo Articolo 1 aderisce alla piazza dem. Nelle alleanze regionali c’è lo specchio di opposizioni divise e litigiose al loro interno. In Lombardia il patto tra Pd e M5s è stato sancito, con tanto di consultazione tra gli iscritti dei 5 Stelle, e il candidato del centrosinistra, Majorino, ne è felice, ma il Terzo Polo ha candidato Moratti. Nel Lazio, non solo Conte rifiuta di convergere sul candidato del centrosinistra, che qui invece è allargato al Terzo Polo, Alessio D’Amato, ma lo attacca sulla questione morale ("deve 300 mila euro alla Regione"). D’Amato, che incassa l’appoggio di +Europa, non la prende bene: "Conte è un garantista a senso unico e fa l’avvocato del popolo solo con amici e parenti. Quelli di cui parla sono fatti che riguardano 16 anni fa, sono tranquillo, ho un appello in corso". D’Amato, però, deve a questo punto registrare non solo la rottura coi 5S ("se Conte ha deciso di rompere se ne assume la responsabilità e, come diciamo a Roma, chi rompe paga e i cocci sono suoi") ma anche quella con Sinistra italiana. La quale nel Lazio sta coi 5S.

Ettore Maria Colombo