Giovedì 18 Aprile 2024

Lo Schiaccianoci cancella gli stereotipi cinesi

Dopo le aggressioni agli orientali negli Usa, il classico balletto di Caikovskij cambia. Entrano danze più legate alla tradizione asiatica

di Viviana

Ponchia

Lo Schiaccianoci di Cajkovskij non sarà più lo stesso. Perché l’inclusione non risparmia nessuno. Si chiama "ricontestualizzazione": adattare ai tempi persino un capolavoro del balletto ottocentesco, il cavallo di battaglia natalizio di tante compagnie che, grazie ai suoi introiti, tirano avanti fino alla stagione successiva. C’entrano i cinesi, va detto subito. Un’intera nazione deve essere in qualche modo risarcita dall’odio razziale, riscattata dal pregiudizio di avere diffuso il Covid sul pianeta, ricompensata dall’oltraggio di termini come China virus e Kung flu, che un ex presidente usava con troppa disinvoltura.

Per favorire la riconciliazione, si può partire addirittura dalle coreografie di una fiaba, ariosa e malinconica come il paradiso perduto dell’infanzia. Al Pacific Northwest Ballet di Seattle, Peter Boal ha introdotto un nuovo personaggio ispirato ai super-eroi dei fumetti, Grillo Tè Verde, che esce da una scatola portata in scena durante la visita di Clara e del Principe nel Regno dei Dolci. Il Tulsa Ballet a sua volta ha punteggiato la messa in scena con elementi di tai-chi coreografati da un ballerino nato in Cina, mentre lo schiaccianoci di Boston avrà un nuovo pas-de-deux ispirato alla tradizionale danza cinese dei nastri. Boal spiega il ripensamento col dilagare degli atti razzisti contro gli americani di origine asiatica.

Non ha torto. L’ondata di diffidenza mondiale che negli ultimi due anni ha travolto i cinesi, negli Stati Uniti ha rapidamente sostituito la psicosi araba seguita all’11 settembre. C’è la cinese novantenne picchiata e data alle fiamme a Brooklyn, l’anziano immigrato thailandese (non si va per il sottile) di San Francisco morto dopo essere stato spintonato. E ancora il filippino sfregiato in metropolitana, la famiglia asiatica insultata a una festa di compleanno finita su You Tube. Dalle molestie verbali alle aggressioni fisiche, i casi di sinofobia definiti dall’Fbi "crimini d’odio" sono migliaia (2.808 solo fra marzo e dicembre dell’anno scorso). Ma non si tratta di una materia nuova nella storia americana: come ricorda il Time, nei periodi di tensione o di crisi torna ciclicamente il rigurgito xenofobo contro gli asiatici. A fine ‘800 i lavoratori cinesi diventarono il capro espiatorio di un’economia in declino. E negli anni ’80 il cinese Vincent Chin, scambiato per giapponese, fu picchiato a morte perché ritenuto colpevole della perdita di posti di lavoro nel settore automobilistico.

Così anche un balletto può essere la cura e lo Schiaccianoci torna in scena dopo l’interruzione causa Covid ripensando i suoi cinesi. Il coreografo del Boston Ballet, Mikko Nissinen, non ha dubbi: "In questo anno abbiamo imparato molto. Siamo costretti a guardare tutto attraverso le lenti della diversità e dell’inclusione". Il Berlin State Ballet, in attesa di una "ricontestualizzazione", seria ha cancellato tutte le rappresentazioni dello spettacolo.

Certi aspetti della mise en scéne sono "troppo problematici per la sensibilità attuale". Per esempio fino al 2015 c’erano bambini bianchi dipinti di nero, la black face aveva scatenato polemiche ed era stata tolta invadendo il diritto d’autore. E oggi ci sono gli stereotipi contro gli orientali invischiati in un "immaginario falsato e colonialistico". Danzatrici del ventre con i campanelli alle caviglie nella danza araba e – appunto – bianchi truccati da cinesi. A New York il City Ballet e a Londra il Royal Ballet anni fa avevano eliminato i baffi alla Fu Manchu per i personaggi maschili. Adesso il movimento sta coinvolgenti corpi di ballo grandi e piccoli. "Finalmente ci rendiamo conto che quel che mettiamo in scena ha ripercussioni su cosa pensa la gente in platea", dice Phil Chan, un ex ballerino che dal 2018 guida il movimento per riformare lo Schiaccianoci.