Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo schema ‘o noi o loro’ L’errore del Nazareno

È un modello usurato, Calenda fa bene ad andare per conto proprio

Sofia

Ventura

Adottare lo schema "o noi o loro", come oggi sta facendo il Partito democratico, dove loro sono il nemico assoluto, può essere controproducente. Soprattutto quando lo schema è usurato e non risulta pertanto credibile. E non tanto perché la coalizione “nemica“ (quella di Lega, FdI e FI) non venga percepita come potenzialmente pericolosa per il Paese da una buona porzione dell’opinione pubblica, ma perché da chi ha ricoperto per anni ruoli di governo ci si aspetterebbe qualcosa di più che l’arruolamento di un’armata Brancaleone per tentare di sconfiggere i populisti. Anche perché sarebbe lecito domandare a chi lancia l’allarme, come mai questi populisti sono così forti e a due mesi dalle elezioni paiono i probabilissimi vincitori, mentre il centro-sinistra non riesce a convincere ormai da tempo nessuna nuova porzione di elettorato, ancorato com’è al suo apparato e alle sue dinamiche e privo di qualunque spinta innovatrice?

Questa natura del Pd di partito abbarbicato alle istituzioni, pronto a imbarcare gli alleati più improbabili pur di andare o restare al potere, è ampiamente percepita nel Paese e proprio per questo lo schema della contrapposizione “fine del mondo“ rischia di essere considerata inaccettabile. È soprattutto per questi motivi che una formazione liberale, che non si riconosce nella sinistra, ma si contrappone a una destra radicale, populista e dalle dubbie amicizie internazionali, rischia parecchio se si fa riassorbire nella logica dello scontro tra due armate. Innanzitutto, perché si espone all’accusa di essere simile a quella sinistra autoreferenziale e “appesantita“ da troppo potere e poche idee di cui sopra. In secondo luogo, perché accompagnarsi in qualche forma, anche camuffata da alleanza tecnica, a formazioni o personalità che esprimono visioni del mondo radicalmente diverse crea sconcerto nei potenziali elettori e può favorirne l’astensione. In entrambi i casi, lo sforzo di presentarsi come un’offerta politica davvero nuova e diversa potrebbe essere vanificato. Infine, poiché i partiti populisti non scompariranno domani, accettare l’idea che tutto valga pur di arginarli significa rinunciare a fare politica, ovvero limitare la propria azione assoggettandola a un ricatto costante: la rottura del fronte contro le “destre“.

In un documento reso noto la sera del 31 luglio Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova, a nome di Azione e +Europa, hanno posto delle domande a Enrico Letta. Un documento bizantino con il quale si cercava la quadratura del cerchio. Letta ha risposto dopo 24 ore in modo prevedibile: ogni divisione rappresenta un regalo alla destra. Il Pd non esce da questo schema e gli sottomette la costruzione di un vero e proprio progetto politico. I liberali faranno altrettanto?